Differenziata, non si cambia: «Le bollette aumenterebbero troppo»

Subito lo spoiler del verdetto già annunciato: il sistema di raccolta differenziata resterà esattamente così com’è ora (tradotto: carta, vetro, plastica porta a porta e organico e indifferenziato nelle calotte). Di nuovo ci saranno il «parco cassonetti», una maggiore stretta su chi abbandona i rifiuti per le strade e l’idea di iniziare a lavorare, non appena possibile (verosimilmente dall’autunno, una volta ricevute le disposizioni di Arera), sullo schema di tariffazione puntuale. O, meglio, di tariffa incentivante: significa che non si penalizza chi produce rifiuti, ma si premia chi ne genera meno.
Umori
Per arrivare a dirsi vis a vis questo, si è però passati attraverso una giornata politica lunghissima, tribolatissima, confusissima. Anche perché ad anticiparla sono stati umori neri e fior fior di mal di testa. La causa: post (social) di protesta plateale (featuring Brescia Attiva), dissing occulti (le reazioni a catena inviate qua e là, tranne che ai destinatari degli improperi), retroscena abbozzati sul bignami della politica contemporanea (ossia WhatsApp).
E poi sì: nel tardo pomeriggio ci sono state le riunioni, ma al rovescio. Prima si è riunita la maggioranza (l’assise che ha messo il punto fermo), poi all’alba delle 20.45 si è riunita la Direzione del Pd con l’obiettivo di definire quale posizione il partito avrebbe portato sul tavolo della riunione di maggioranza. Che però si era già consumata prima (no: nessuno è stato in grado di spiegare la logica temporale delle riunioni, se non quella del «chi si espone per primo»).
Sullo sfondo del dibattito nel centrosinistra che governa la Loggia c’è l’elefante nella stanza degli ultimi mesi: il (non) cambio del sistema di raccolta differenziata dei rifiuti. In buona sostanza, dal punto di vista politico, ci sono due linee e mezzo di pensiero: la prima aggrappata ai dati, la seconda aggrappata ai principi, la mezza partita d’accordo sui principi ma poi convinta dai dati sfoderati dalla «fazione» opposta. In sostanza, quest’ultimo gruppo, racchiude i consiglieri che hanno scelto la strategia dell’opossum: stare immobili, in equilibrio, in attesa che il duello finisca e senza parteggiare per nessuno.
Il panorama politico diventa quindi questo: Bs Attiva (con Valentina Gastaldi che si è detta «molto delusa dalla maggioranza») e Al lavoro con Bs contrari(ati) a mantenere lo status quo, tutti gli altri favorevoli, anche se con qualche sfumatura.
Nel Pd né Laura Giuffredi né Andrea Curcio (ieri assente) scoppiano d’entusiasmo, mentre l’assessora all’Ambiente Camilla Bianchi, la titolare della partita, ha parlato – riferiscono i presenti – di una città che va accompagnata nella crescita di una sensibilità ambientale non ancora matura. Una linea, questa, sposata anche dalla sindaca Laura Castelletti e proposta dal capogruppo dem Roberto Omodei, sostenuto poi a ruota dagli interventi di Roberto Cammarata, Anna Frattini, Fabio Capra.
Costi e dati

Quale il punto di caduta? I dati, si diceva. In sostanza, stando alla ricognizione sui tre scenari (sintetizzata nella tabella a destra) passare al porta a porta integrale sarebbe costato troppo ai cittadini. Quanto troppo? Lo studio parla di un +19,8% in bolletta. Perché non scegliere allora la via mediana del «4+1» (via il cassonetto dell’indifferenziata), inizialmente promossa? Perché – stando alle proiezioni – il gioco non vale la candela: l’aumento in bolletta sarebbe del 14,2% e la quota di rifiuti differenziata rimarrebbe uguale a quella attuale. Specie se si considera che, in ogni caso, un aumento dei costi ci sarà né più né meno, ma mantenendo il sistema così com’è, il rincaro si fermerebbe all’8,2%. Numeri che hanno convinto «la maggioranza della maggioranza» a non gravare ulteriormente sulle famiglie. Ma che Bs Attiva e Al lavoro con Bs contestano: secondo ambientalisti e sinistra, infatti, mancano all’appello alcuni costi non compresi in questi scenari, come il peso (economico) del fuori cassonetto.
Insomma, il dado è tratto. La modifica del sistema di raccolta è rinviata al prossimo mandato. È infatti difficile pensare che, una volta sostituiti i cassonetti e arrivati a ridosso del voto, si riapra questo vespaio.
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