Processo Strage di piazza Loggia: è arrivata l’ora di Lady Golpe

Al quarto tentativo Lady Golpe si presenta. Lo fa grazie alla tecnologia. Chiamata a testimoniare al processo che si sta celebrando a porte chiuse a carico di Marco Toffaloni al Tribunale per i minorenni proprio dal difensore dell’imputato accusato della fase esecutiva della strage di piazza della Loggia, Donatella Di Rosa risponde all’esame da remoto, in video collegamento.
E ridimensiona la portata di alcune sue affermazioni circa le modalità con le quali era stata interrogata dal generale del Ros Massimo Giraudo e con le quali lo stesso Giraudo, che per la procura di Brescia si occupa da almeno tre decenni dell’inchiesta sull’attentato del 28 maggio 1974, avrebbe sentito anche la testimone chiave Ombretta Giacomazzi. Lady Golpe – che ha denunciato l’esperto investigatore per stalking – mesi fa sosteneva di aver subito pressioni da Giraudo e che questi avesse insistito oltre il consentito per ottenere da lei risposte in linea con la sua ricostruzione.

L’esame è durato un’ora e mezza. Tempo che, assicura chi vi ha assistito, Donatella Di Rosa ha impiegato se non per fare un dietrofront, quanto meno per minimizzare alcune sue affermazioni. Rispondendo alle domande dell’avvocato Gallina e del pm Caty Bressanelli, Lady Golpe avrebbe affermato di non aver subito il pressing dal generale Giraudo e di non avergli mai sentito pronunciare il nome di Ombretta Giacomazzi. «L’esame della testimone non ha minimamente inciso sulla tenuta dell’inchiesta – ha detto alla conclusione dell’udienza di ieri l’avvocato di parte civile Piergiorgio Vittorini – si parlava di Giraudo, ma di Giraudo si è parlato molto bene».
La replica
Il tempo dei primi lanci d’agenzia e dei siti web ed è la stessa Donatella Di Rosa a farsi viva in redazione. «Non ho fatto alcun dietro front» ha precisato al telefono la donna che con le sue affermazioni, poi rivelatesi infondate, ad inizio anni ’90 fece emergere un tentativo di colpo di Stato.
«Ho solo detto che il generale non mi ha mai fatto il nome della Giacomazzi e che quello lo ho appreso da fonti di stampa. Ad un giornalista – ha proseguito Donatella Di Rosa – avevo detto che se anche lei avesse subito le pressioni che avevo subito io stavamo freschi. Ma la mia era una considerazione, non un sospetto. Non ho nessun motivo per ritenere che la Giacomazzi sia stata costretta a dire il falso e che abbia subito pressioni. So che le ho subite io e tanto mi basta. Dal novembre 2022 al dicembre 2023 Giraudo mi inviò più di 6mila messaggi. Li ho salvati tutti e sono tutti a disposizione degli inquirenti a Roma».
Di quelle chat ieri ha chiesto l’acquisizione anche l’avvocato Gallina. Il tribunale ha stabilito che non sono necessarie per stabilire se Marco Toffaloni, quella mattina, abbia messo la bomba o meno in piazza Loggia.
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