Mille Miglia, si scalda il dibattito dopo lo «stop» alla Fondazione

Acque agitate intorno alla «Freccia Rossa» dopo che il progetto di creare un sodalizio che ne amministri e ne tuteli il marchio si è arenato, con inevitabili strascichi di veleni, accuse e carte bollate. Se ne discute nei palazzi della politica e del motorismo storico. E si moltiplicano anche le prese di posizione per quella che rischia di diventare una lotta fratricida nell’universo delle auto d’epoca. Di seguito ospitiamo il parere di due figure che hanno avuto un ruolo nel promuovere la «corsa più bella del mondo» e, contestualmente, il museo a lei dedicato.
Resta comunque aperta la questione più scottante, ovvero: quanto Brescia corre il rischio di perdere quello che è senza dubbio un simbolo riconoscibile ed apprezzato in tutto il mondo? Cosa succederà adesso, dopo lo strappo tra Aci e Museo?
Enzo Cibaldi – socio fondatore Museo Mille Miglia

Da socio fondatore dell’«Associazione Museo della Mille Miglia – Città di Brescia» mi sento sgomento leggendo il quotidiano di oggi 21 gennaio 2025.
Era il 10 dicembre 1996 e la nostra Associazione nasceva con nobili intenti. Davanti al notaio Bruno Barzellotti eravamo in ventidue, ventun imprenditori e il presidente dell’Automobile Club di Brescia di allora Giacomo Bontempi.
Il compianto Vittorio Palazzani ed io fummo delegati per compiere tutto ciò che fosse necessario per raggiungere lo scopo dell’Associazione: ossia, creare un museo dedicato alla Freccia Rossa, un luogo inteso come bene della comunità (non è un caso, infatti, la presenza nella titolazione dell’Associazione dell’indicazione «Città di Brescia»). Raggiungiamo l’obiettivo nel 2004 senza nulla chiedere in cambio se non la soddisfazione di avere centrato la nostra civica missione. Il Comune di Brescia diede in comodato d’uso per 55 anni la sede, l’ex monastero benedettino (allora in completo stato di abbandono e mal frequentato).
L’Automobile Club di Brescia diede in comodato il proprio Archivio storico e concesse l’uso del marchio 1000 Miglia con determinati vincoli. Tutti i soci si impegnarono, insieme ad altri enti come la Regione Lombardia e la Provincia di Brescia, per sostenere economicamente l’immane recupero del complesso, il riordino archivistico dei documenti nonché l’allestimento e l’avvio del museo.
Nel dicembre ultimo scorso, durante l’Assemblea dei Soci dell’Associazione, si è creata una frattura. Diciannove soci hanno votato a favore della mozione che il Presidente, con il Consiglio in carica, sottoscrivesse il progetto per creare la Fondazione 1000 Miglia e iniziasse le relative trattative con l’Automobile Club di Brescia. Ventiquattro soci hanno bocciato questa possibilità senza suggerire alcuna alternativa. Hanno altresì proposto una nuova compagine del Consiglio Direttivo del Museo eleggendo 13 soci ma escludendo l’Automobile Club di Brescia. Il loro punctum dolens è forse il recupero delle somme versate durante gli anni a favore del Museo?
Se fosse questo il motivo del dissenso è bene ricordare che noi Soci non siamo azionisti di una società per azioni e in quanto tali comproprietari del Museo e quindi dei suoi eventuali beni. Noi siamo soci di un’Associazione di un Museo che non è proprietario né della sede, né dell’archivio, né del marchio, ma ci sentiamo legittimamente «proprietari» di quanto fatto lungo tre decenni per valorizzare la «corsa più bella del mondo», in nome del quale mi sembra doveroso trovare un terreno d’intesa.
Non voglio credere che non vi sia la possibilità di trovare una via d’uscita da questa impasse, mettendo da parte rigidità pregiudiziali che potrebbero far perdere a Brescia il bene primario della 1000 Miglia. Una città, che è, sì, per richiamare il nuovo city branding, la nostra «Città Europea», ma ancor prima è anche la nostra «Città della 1000 Miglia» in tutto il mondo. Purtroppo, non c’è tempo da perdere. «Il futuro ha un cuore antico», scriveva Carlo Levi, voglio credere che il futuro della mia Città continui ad avere un cuore scandito anche dagli antichi motori delle macchine della 1000 Miglia.

Giorgio Ungaretti – socio ed ex direttore Aci Brescia
Sono socio Aci Brescia con un passato per 37 anni come direttore Aci in varie Città d’Italia e, sollecitato da più parti, mi inserisco nel dibattito che in questi giorni è stato riportato dalla stampa bresciana riguardo la prevista, e forse tramontata, ipotesi della Fondazione Mille Miglia.
Preciso di essere stato il primo ideatore della proposta Fondazione. Quando maturai questa idea, provenivo dall’esperienza professionale della direzione di Aci Verona. Non avevo quindi faticato a convincermi del fatto che la lirica stesse a Verona come la Mille Miglia stava a Brescia. Condividevo il fatto che, sebbene il marchio fosse una proprietà di Aci Brescia, tuttavia la manifestazione fosse espressione e simbolo della città di Brescia e del suo territorio e che in questo modo essa fosse percepita in tutto il mondo, soprattutto nel grande universo degli appassionati di auto storiche.
Da queste premesse derivai la proposta, da me ingegnerizzata e strutturata, di dar vita ad una Fondazione di partecipazione che coinvolgesse proattivamente le più significative esponenze del territorio. Il mio progetto comprendeva il Comune, la Provincia e la Camera di Commercio, oltre, naturalmente, all’Associazione del Museo alla quale, sin dalla sua costituzione, l’Aci BS ha affidato la mission storico-culturale della Mille Miglia, sotto l’egida del compianto Dottor Vittorio Palazzani e dei numerosi appassionati bresciani della prima ora che con noi condividevano il sacro fuoco della Mille Miglia. Oggi si sostiene la necessità di mettere la Mille Miglia al riparo da appetiti diversi, ma io ribadisco che anche in passato veniva agitato questo spettro e si diceva che la Mille Miglia sarebbe finita in mano ai romani; oggi si parla di Milano, ma la fola non cambia.
Il punto centrale della questione è quello della messa in sicurezza del marchio. Per far ciò lo strumento giuridico più idoneo e naturale è quello della deliberazione, da parte dell’Assemblea dei soci di Aci Brescia, che il marchio Mille Miglia è bene «extra commercium», cioè un bene indisponibile, come se si trattasse di un bene demaniale, passibile, quindi, di essere concesso in uso, magari con delibera Assembleare, ma mai cedibile. Così come gli spettri romani di 15 anni or sono si sono rivelati solo dei falsi bersagli, altrettanto è mia opinione che sia nulla più di un diversivo la fola attuale dell’accorpamento milanese. Per quanto mi riguarda, in qualità di socio di Aci Brescia, ritengo sia molto più meritevole di verifica ciò che può essere immediatamente deliberato dall’assemblea di Aci Brescia, rispetto a ciò che viene paventato.
A mio parere, dunque, la Mille Miglia, il marchio e la sua storia possono essere ancorati alla nostra Città e alla sua passione per i motori con una delibera dell’Aci Brescia e devono continuare un percorso il più armonico possibile vincolato a promuovere il mondo Mille Miglia nel suo insieme come un bene della Comunità bresciana.
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