Bonifiche record: Brescia punta a diventare amianto-free entro il 2027

Sorpresa: gli eventi climatici estremi in corso stanno aiutando il nostro territorio a liberarsi dall’amianto. Sì: di primo acchito sembra assurdo, ma la ragione – se ci si sofferma a pensarci un attimo – è quasi banale. La nostra provincia, specie negli ultimi tre anni, è stata tra le più colpite da temporali e tempeste violente, il che ha portato a scoperchiare vecchie cascine, immobili o strutture nate più di sessant’anni fa, capannoni con una lunga storia alle spalle.
Nel 90% dei casi, i tetti (e non solo) rimossi e smaltiti contenevano asbesto, la fibra 1.300 volte più sottile di un capello che porta nelle radici del suo nome la caratteristica che l’ha resa prima ambita e diffusissima e poi pericolosa e dannosa per la salute: una struttura «incorruttibile» o «inestinguibile».
Investiti 35 milioni
Fatto sta che Brescia e la Lombardia potrebbero diventare «amianto free» entro il 2027, vale a dire con tre anni d’anticipo rispetto alla tabella di marcia dettata dall’Ue (anche se va ricordato che questa asticella temporale è stata a più riprese spostata in avanti). Un po’ perché, oltre agli effetti degli eventi atmosferici straordinari, stanno contribuendo notevolmente anche altri fattori chiave.
Quali? Ci sono i cantieri lungo la rete ferroviaria (primi fra tutti quelli dalla Tav), quelli legati al superbonus 110% (specie per quel che riguarda gli edifici privati), ma anche i lavori per la sostituzione delle vecchie tubature (originariamente l’amianto, proprio in quanto resistente, era il materiale prediletto): dal teleriscaldamento alla rete delle acque potabili, quest’ultima alle prese con la battaglia contro la dispersione idrica. E un po’ perché la Lombardia, negli ultimi cinque anni, ha investito 35 milioni di euro di tasca sua, proprio per accelerare la cacciata del materiale cancerogeno.
Spiega l’assessore regionale all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione: «Nonostante le difficoltà legate ai costi per il pubblico e i privati, siamo la regione italiana che sta smaltendo di più: negli ultimi due anni c’è stata una decisa accelerazione con volumi di smaltimento superiori rispetto alla media di 200mila metri cubi. Qui abbiamo dei residui di materiale importanti che derivano dal passato: questo materiale è stato usato per decenni in molti ambiti. Anche per questo ci siamo posti l’obiettivo di eliminare l’amianto entro la fine del 2027».

I dati
Per capire in cifre la dimensione del lavoro eseguito negli ultimi anni, basta sfogliare il report – aggiornato al 2024 – realizzato dalla direzione generale del Welfare per il Consiglio regionale, un dossier che offre un’analisi dettagliata anche sulla nostra provincia.
Nel solo biennio 2022-2023, tra città e provincia sono state cancellate oltre 31.335,22 tonnellate di amianto tra manufatti friabili (i più pericolosi) e compatti. Questo, a fronte delle 464.908 tonnellate bonificate complessivamente in Lombardia. Si tratta di dati derivati dai piani di lavoro che le aziende impegnate nelle attività di bonifica di materiali che contengono asbesto sono tenute a trasmettere alle Ats prima che scocchi il gong per i lavori. E nei 164 Comuni compresi nel territorio dell’Ats di Brescia sono stati in tutto 2.692, a cui se ne aggiunge un centinaio in capo all’Ats della Montagna.
Aumentano le autonotifiche
Sono aumentate anche le autonotifiche, vale a dire le segnalazioni dei proprietari delle strutture (pubbliche o private) contenenti manufatti in amianto: dai soli territori dell’Ats di Brescia, fino al 29 ottobre 2024 ne sono arrivate 35.561.
Ma quanto resta da smaltire? A livello regionale restano 1,3 milioni di metri cubi: «Il quantitativo medio annuo da avviare a smaltimento – si legge – può essere indicativamente stimato in 180mila-190mila metri cubi».
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