A Brescia la benedizione degli animali tra cani, gatti, criceti e pappagalli
Non serve essere devoti per restare colpiti: un cane che riceve la benedizione accanto al padrone emozionato, un pappagallo che gracchia durante la preghiera, un criceto che sbuca da una scatolina. Oggi sul sagrato della chiesa di San Francesco la tradizione della benedizione degli animali è tornata a farsi vedere e sentire con tutto il suo miscuglio di sacro, quotidiano e ironia. La data non era casuale: il 4 ottobre, Giornata mondiale degli animali nonché giorno in cui si ricorda il patrono d’Italia (morto proprio in quella data nel 1226) e protettore degli animali San Francesco. A Brescia la risposta è stata vivace: sono stati un centinaio gli animali convenuti tra cani e gatti, ma anche criceti e pappagalli. Ogni animale con una storia, ogni padrone con un piccolo racconto da condividere.
C’è chi ha fatto le corse per esserci: una signora è scesa dal treno al volo solo per portare Luna, la sua gatta che chiama affettuosamente anche «teppistella» o «tigre della Malesia».
Poco più in là c’è un’omonima, ma è un cane: una vecchietta di 13 anni con un passato difficile alle spalle. Maltrattata dalla precedente proprietaria, oggi è diffidente e non ama le carezze degli estranei. Ieri, in braccio alla nuova padrona, ha ricevuto la sua benedizione come gli altri.
Poi c’era Yumi, un criceto gigante di tre mesi. «Yumi dorme tutto il giorno - racconta il proprietario -, poi di notte scorrazza per casa e fa a pezzi nidi di tagliatelle secche che le lascio: un passatempo che serve anche a limare i denti in crescita». Poi c’è Mina, un’altra cricetina di sei mesi che sbuca dalla paglia riposta dalla padrona, una giovane donna, in una gabbietta.
E così, tra guinzagli e trasportini, tra bambini che chiedevano se anche il pesce rosso avesse diritto alla benedizione e adulti che sorridevano, si è consumato un rito antico che continua a parlare al presente. Non come superstizione, ma come gesto di comunità: un piccolo esercizio di empatia, un invito a riconoscere gli animali come autentici componenti delle famiglie contemporanee.
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