Le biblioteche bresciane e il paradosso dei fondi senza personale

Se le risorse ministeriali (oltre due milioni di euro) permetteranno alla Rete di arricchire il patrimonio comprando nuovi spazi, restano però aperti numerosi fronti di criticità
Scaffali in una biblioteca
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Oltre 2 milioni di euro alle biblioteche bresciane per arricchire il patrimonio librario sia cartaceo che, seppure in quota limitata, digitale. È quanto arriverà al nostro territorio dal piano Olivetti, misura prevista col decreto 272 dello scorso agosto dal Ministro della Cultura e contenente disposizioni per la concessione di contributi alle biblioteche per l’acquisto di libri. Complessivamente, in risposta al bando pubblicato dalla Direzione Generale Biblioteche, chiuso lo scorso 29 ottobre, sono state ammesse al contributo a livello nazionale 4.522 domande da enti territoriali, istituzioni private e biblioteche statali. Con un plafond, per il biennio 2025/2026, da circa 60 milioni di euro. Un notizia bellissima; un regalo da festeggiare. Oppure no?

A far sorgere qualche dubbio la lettera aperta che la presidente dell’Associazione Italiana Biblioteche, Laura Ballestra, ha indirizzato al ministro Alessandro Giuli, per evidenziare il rischio che «a fronte del contributo erogato, alcuni Comuni possano tagliare i fondi ordinari, vanificando l’idea che questo finanziamento risulti da stimolo alla filiera del libro grazie ad un aumento degli acquisti».

Luci e ombre

Bimbi in biblioteca
Bimbi in biblioteca

La presidente Ballestra, però, ha identificato solo la punta dell’iceberg. Anche la Rete Bibliotecaria Bresciana, che coordina e orienta 243 realtà territoriali mettendo a disposizione di oltre 170mila utenti attivi un catalogo collettivo che comprende circa 6milioni e 200mila documenti, ha evidenziato luci e ombre di un provvedimento che rischia di avere successo a metà.

Da un lato è innegabile che i 2 milioni di euro in arrivo dal Ministero daranno una spinta significativa alla capacità di acquisto delle biblioteche, soprattutto di quelle più piccole, che rappresentano il 60% della Rete. Senza libri, ebook, risorse digitali e materiali multimediali, d’altronde, non esisterebbero né biblioteche né utenti. E per comprare libri, ebook, risorse digitali e materiali multimediali servono ovviamente denari.

Quindi ben vengano le risorse da Roma, tanto più che il piano Olivetti prevede di utilizzare fino al 10% delle risorse per acquistare eBook e abbonamenti digitali, che potranno arricchire ulteriormente la piattaforma di prestito immateriale Media Library On Line (MLOL) della Rete Bibliotecaria.

Rovescio della medaglia

Però non è tutto oro quel che luccica. Il rischio è che la pioggia indiscriminata di fondi, invece che potenziare le strutture della Rete, le porti ad incepparsi. O, anche peggio, che il «regalone» in libri del Ministero resti chiuso negli scatoloni, appoggiato nei sottoscala o che, ironia della sorte, finisca per non servire a un bel niente.

Il perché è presto detto e la spiegazione lampante è in un dato. Le biblioteche bresciane riceveranno fra i 12mila e i 15mila euro ciascuna per l’acquisto di libri. Cifre che spesso superano di gran lunga quelle investite per il personale, soprattutto nei Comuni più piccoli. Ma acquistare migliaia di nuovi libri richiede un «superlavoro», che va dalla catalogazione dell’esistente – per evitare doppioni – all’apertura degli scatoloni, passando dall’espletamento di complesse pratiche burocratiche.

C’è poi il tema degli spazi: i libri per essere fruiti devono poter essere visibili ed esposti su mensole e scaffali. Non tutte le biblioteche bresciane hanno spazio per accogliere migliaia di volumi. Non solo. Le strutture dovrebbero poter essere aperte, se vogliamo che gli utenti vi si rechino per consultare volumi e chiedere prestiti. Ma ancora oggi quasi la metà delle biblioteche bresciane è aperta meno di 12 ore a settimana. A cosa servono centinaia di volumi nuovi di zecca, se restano chiusi a chiave dentro un edificio che non può essere aperto perché il personale non c’è? Se la risposta è lampante, va riconosciuto l’indefesso lavoro della Rete per fare in modo che i fondi siano effettivamente una risorsa e non un paradosso. Come? Fornendo ai Comuni procedure automatizzate e supportando il personale nella scelta dei libri da acquistare, sulla base delle necessità del catalogo complessivo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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