Violentò una bimba al centro migranti di Collio: «Chiedo perdono»

Ieri l’esame davanti al gup del 29enne bengalese accusato di aver abusato di una bambina di dieci anni: il 25 novembre la sentenza
L'albergo di Collio che ospitava il centro migranti
L'albergo di Collio che ospitava il centro migranti
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Ha ammesso il rapporto sessuale. E ha chiesto scusa. Questo, in estrema sintesi, il contenuto dell’esame sostenuto ieri davanti al giudice dell’udienza preliminare Valeria Rey dal 29enne bengalese arrestato nell’ottobre dello scorso anno con l’accusa di aver violentato una bambina di dieci anni che con lui condivideva gli spazi del centro di accoglienza migranti di Collio.

Verso il processo

Dopo aver risposto alle domande del gup Valeria Rey, del pubblico ministero Federica Ceschi e del suo avvocato Davide Scaroni, l’uomo è tornato in carcere in attesa del processo e della sentenza che scenderà sulla vicenda alla prossima udienza, in calendario per il 25 novembre prossimo.

Ieri sono state sentiti i due testimoni chiesti dalla difesa: una responsabile del centro in grado di riferire circa le immagini riprese dall’impianto di sorveglianza della struttura, che ieri peraltro sono state depositate agli atti, e una persona a conoscenza di fatti e circostanza ritenute rilevanti nell’ottica difensiva.

I fatti

A squarciare il velo su quell’abominio furono i medici dell’ospedale al quale la bambina e sua mamma si rivolsero nel pieno dell’estate 2024, per quello che sembrava un normale mal di pancia. I sanitari scoprirono che la piccola era incinta e fecero partire immediatamente una denuncia. La bambina e la mamma furono immediatamente allontanate dal centro e portate in un’altra struttura. Sentita in audizione protetta dagli agenti della Polizia, la ragazzina spiegò cosa le era successo e confermò gli atroci sospetti dei medici.

Disse che era stato proprio il giovane suo connazionale, ospite del centro migranti di Collio, ad abusare di lei. Così facendo gli aprì le porte del carcere. L’uomo venne arrestato nel volgere di poche ore e portato in carcere, dove si trova da quasi un anno e dove rischia di rimanere a lungo. Il caso determinò dapprima il trasferimento di tutti gli uomini dal centro realizzato all’albergo «Il cacciatore», poi la sua chiusura definitiva, dopo quasi dieci anni.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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