Chiude il centro migranti di Collio: «Lasciamo perché siamo stanchi»

Barbara Fenotti
La decisione della famiglia Cantoni era stata comunicata al Comune e alla sindaca Mirella Zanini lo scorso 28 febbraio con una lettera protocollata in Municipio
I gestori hanno deciso di non partecipare al nuovo bando © www.giornaledibrescia.it
I gestori hanno deciso di non partecipare al nuovo bando © www.giornaledibrescia.it
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«Chiudiamo il centro perché mio marito è in pensione e io sto per andarci: dopo tanto lavoro siamo stanchi, non ci sono altre ragioni dietro a questa decisione, tanto meno imposte da parte della Prefettura che, anzi, ci aveva chiesto di prorogare la convenzione».

A parlare è Raffaella Ghidoni, che dal 2015 fino alla fine dello scorso febbraio ha gestito insieme al marito Giovanni Cantoni il centro migranti di San Colombano nella struttura di loro proprietà, l’hotel Al Cacciatore di via Maniva.

«Siamo davvero stufi di personaggi politici e istituzionali che si permettono di diffamare senza merito e senza titolo – prosegue Ghidoni –. Abbiamo già querelato per le parole che ha usato nei confronti della nostra struttura la deputata Simona Bordonali, la stessa che ieri ha diffuso la notizia della chiusura del centro, lasciando intendere di avere avuto un peso su questa cosa».

Decisione già presa

La decisione della famiglia Cantoni era stata comunicata al Comune e alla sindaca Mirella Zanini lo scorso 28 febbraio con una lettera protocollata in Municipio.

«Il sottoscritto Cantoni Giovanni – si legge – in qualità di legale rappresentante e presidente della cooperativa sociale Pianeta Terra, al fine di evitare la diffusione di notizie non vere o tendenziose, comunica con la presente che è stata intenzione della cooperativa non aderire al nuovo bando triennale per l’accoglienza profughi. Pertanto, essendo giunta a scadenza la convenzione in essere con la Prefettura, la suddetta chiude l’accoglienza a far data 28 febbraio 2025».

Si è quindi chiusa alla fine del mese scorso una parentesi di accoglienza iniziata nel 2015 e interrotta nel 2019, che aveva poi ripreso l’attività subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

«In tutti questi anni abbiamo lavorato bene, arrivando a instaurare anche dei legami con le persone a cui abbiamo dato ospitalità – racconta Ghidoni –. Persone che, va precisato, uscite da qui hanno trovato lavoro, molte vivono sul territorio della provincia di Brescia e, da quel che sappiamo, nessuna di loro ha avuto difficoltà dal punto di vista giudiziario».

Dieci anni, va detto, non semplici per la famiglia Cantoni, sottoposta a più riprese ad attacchi e calunnie per via della decisione di ospitare il centro. «Nessuno degli ospiti ha mai dato fastidio agli abitanti» sottolinea Ghidoni.

E ora che ne sarà dell’albergo? «Per il momento ci riposiamo, poi chissà: non è sicuramente un affare pubblico quello che intendiamo fare con la struttura di nostra proprietà».

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