Gli avvocati: «Giudice di pace, un ufficio che non funziona»

«Ci sono ritardi incredibili. In un anno e mezzo non arriviamo a presentare la prima udienza».
Anita Bettoni, consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Brescia, cristallizza l’emergenza che da mesi i bresciani e i rispettivi legali si trovano ad affrontare in via Vittorio Emanuele II. «Specialmente per i decreti ingiuntivi, per i quali si chiedono tempi brevi, tutto va davvero troppo a rilento, di fatto è un ufficio che non funziona. Ad oggi si tratta di un carico enorme per i sette giudici, che peraltro si occupano anche del penale».
Intanto l’Unione lombarda ordini forensi ha istituito due commissioni di monitoraggio, a Milano e Brescia, che possano attraverso la raccolta dei dati dei flussi e dei procedimenti evidenziare la gravità della situazione. «E ci stiamo anche muovendo per sensibilizzare la società civile, perché oggi abbiamo il problema di far comprendere ai nostri clienti i problemi che incontriamo. A settembre vorremmo coinvolgere Confcommercio, Confartigianato e gli amministratori di condominio per informare della situazione cittadini e istituzioni», spiega Bettoni.
Il problema, per gli avvocati, è il cambio di pelle dell’ufficio del Giudice di Pace: «Prima si trattava di una giustizia di prossimità immaginata per questioni di poca entità, ora diventa fondamentale per questioni molto rilevanti. A fronte di questo, riteniamo che comunque manchi un progetto per trovare una sede fisica adeguata a un Giudice di Pace che ora ha una competenza enorme: l’edificio è totalmente inadeguato, vecchio, senza stazione per nuovi giudici, con fascicoli nei corridoi e con scantinati che hanno problemi di agibilità».
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