Il cargo Usa delle atomiche dopo Ghedi in volo anche in Turchia

Il C17 dell’unico reparto Usaf abilitato al trasporto intercontinentale di ordigni «B61» in volo a Ramstein, Volkel e ieri a Incirlik in Turchia
Un C17 Globemaster del 62nd Airlift Wing dell'Usaf - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Un C17 Globemaster del 62nd Airlift Wing dell'Usaf - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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Un lungo balzo, dalla Lewis-McChord Air Force Base di Tahoma, vicino a Seattle, sulla costa nordorientale degli Stati Uniti, fino al cuore dell’Europa. A Ramstein, per l’esattezza, in Germania, sede del Comando aereo alleato. Da lì a Volkel, in Olanda. E quindi a Ghedi, nella Bassa Bresciana. Da ultimo, proprio nel pomeriggio di ieri, dalla base del 6° Stormo di Ghedi fino ad Adana, inTurchia, al confine con la Siria, dove si trova l’aeroporto militare di Incirlik.

Filo rosso nucleare

Quella descritta è la rotta percorsa da un gigantesco cargo C17 Globeaster III dell’aviazione statunitense fra domenica 2 novembre e ieri. Fosse un gioco enigmistico, unendo i puntini corrispondenti alle località citate sulla mappa del Vecchio continente, emergerebbe un disegno di questi tempi inquietante: un filo rosso «atomico» lega infatti le basi menzionate. Stando al «Bulletin of the atomic scientists» americano, sono infatti tutte incluse nell’elenco dei siti militari in cui Washintgon ha dislocato esemplari dell’unico ordigno termonucleare non strategico presente nell’arsenale Usa (e dunque Nato), la bomba a caduta libera B61 nelle sue differenti versioni.

La rotta seguita nei primi giorni di novembre dal cargo militare © www.giornaledibrescia.it
La rotta seguita nei primi giorni di novembre dal cargo militare © www.giornaledibrescia.it

Quell’aereo

A rendere più concreta l’ipotesi che il volo del C17 abbia a che fare con l’arsenale di deterrenza Nato dislocato in Europa è un particolare tutt’altro che secondario. Il gigantesco cargo militare (50 metri di apertura alare per 53 di lunghezza, 120 tonnellate di massa a vuoto) non è certo sfuggito alla vista nei vari scali, Ghedi in primis.

E i suoi codici di reparto (08-8192) lo hanno facilmente ricondotto al reparto di appartenenza: il 62nd Airlift Wing, il solo abilitato al trasferimento in Europa degli ordigni nucleari tattici.

Il suo impiego non è di per sé indicativo del fatto che a bordo fossero stivate delle B61, ma potrebbe suggerirlo anche un ulteriore dettaglio. Seguendo la rotta descritta dal C17 (identificativo radar RCH458), si può notare che negli oltre 700 km percorsi tra l’Olanda e Ghedi l’aereo ha accuratamente evitato lo spazio aereo svizzero, pur dovendo così allungare e non di poco il proprio volo. La scelta parrebbe giustificata dal fatto che la Svizzera è tra i Paesi che non ammettono il transito di armamento «non convenzionale».

Un diversivo

Il super cargo Usa atterrato alla base di Ghedi
Il super cargo Usa atterrato alla base di Ghedi

Tra le ipotesi ragionevoli – nessuna delle quali può ricevere suffragio da posizioni ufficiali, per comprensibili ragioni di riserbo militare – per confondere l’intelligence. Un segnale di «allerta operativa» a Putin proprio nelle ore in cui il leader russo annuncia nuovi test atomici (e in cui, coincidenza, proprio una delle basi in cui si ritiene stivato parte dell’arsenale nucleare Usa, quella belga di Kleine Brogel, veniva sorvolata da ignoti droni).

Potrebbero far propendere per questa ipotesi due circostanze: il cargo è giunto direttamente da Tahoma, senza passare dal New Mexico, dove si trovano i Sandia National Labs (sorti là dove Robert Oppenheimer con il Manhattan Project diede vita al primo ordigno atomico), dove vengono prodotte, testate e custodite le B61-12. E l’intero volo è stato effettuato «in chiaro», con il transponder acceso e la possibilità pertanto per qualunque utente della rete internet di seguire su apposite piattaforme gli spostamenti del velivolo. Elemento che può comunque non escludere che si sia trattato di una simulazione, per attestare la piena operatività nel ridislocare all’occorrenza ordigni e mostrarlo a osservatori non-Nato (vedi Mosca).

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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