A Cellatica 3 giovani morti in 2 anni, il parroco: «Non arrendiamoci»

L’appello di don Claudio Paganini, all’indomani della fatale caduta in moto del 16enne Marco Calvi: «Ragazzi, non fermatevi a guardare. Siate protagonisti del vostro tempo»
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Cellatica, Don Claudio: "Non arrendiamoci"
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«La vita è imprevedibile: non siamo noi i protagonisti di questa storia umana». Il parroco di Cellatica, don Claudio Paganini, celebrerà questa mattina alle 10 nella chiesa della parrocchia di San Giorgio i funerali di Marco Calvi, il sedicenne morto in un tragico incidente in motorino lo scorso martedì.

Un’altra vita spezzata

È la terza giovane vita spezzata in due anni nel Comune di Cellatica: prima di lui è toccato a Benedetta, che ha scelto di volare via ad appena 20 anni, poi il dramma della piccola Sofia, la bambina di un anno e mezzo travolta e uccisa da un’auto il 4 giugno dello scorso anno, mentre era con la nonna nel parcheggio dell’asilo della scuola Little England in città.

Un dolore collettivo che scuote la comunità di appena 5mila anime e interroga le coscienze, alle quali don Claudio si rivolge senza nascondersi dietro parole facili, ma invitando a guardare con onestà il mistero della vita e della morte.

La riflessione

Don Claudio Paganini, foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it
Don Claudio Paganini, foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it

«Cellatica ha una grossa contraddizione – dice –: ho festeggiato otto giorni fa Teresa, 105 anni. Qui la vita è lunghissima. Abbiamo il 27% della popolazione anziana, il tasso più alto del circondario. Ma accanto a tutto questo, tre giovani sono morti».

Per don Claudio Paganini, questo è il tempo in cui non basta più parlare solo del «durare» della vita, ma chiedersi come ci si arriva agli ultimi attimi, e con quale senso «Il benessere – e qui a Cellatica di benessere ce n’è tanto – può nascondere le fatiche, le sofferenze, i fallimenti, le malattie. Dobbiamo chiederci: questa vita dove mi sta portando? La salute e il benessere sono eterni?».

Non è una riflessione astratta. È fatta di volti e parole vere. Come quelle di Teresa, che a 105 anni chiede al parroco: «"Don, sono stanca di vivere", mentre i ragazzi, come Marco, gridano dentro: "Don, voglio ancora vivere". E tra il prima e il dopo – spiega don Claudio –c’è la fatica del vivere quotidiano, che nessuno può ignorare».

Ragazzi nomadi

Marco era uno di quei ragazzi che il parroco definisce «nomadi»: «Un tempo c’era il muretto del paese – dice –. Oggi ci sono gli scooter, internet, i viaggi tra Cellatica, Gussago, Brescia. I nostri adolescenti cercano contatti, amicizie, punti di riferimento. Dormono qui, ma vivono altrove».

In questa ricerca a volte si inciampa. Si trovano difficoltà, deviazioni, fragilità. Ma nulla è perduto. «Il successo nasce dal sacrificio, dall’impegno. Nulla è per domani se non c’è fatica oggi. Questo dobbiamo dire ai nostri giovani».

L’appello

E poi, un appello accorato a tutta la comunità: «Non arrendiamoci – dice rivolto ai suoi parrocchiani –. Restiamo accanto ai nostri ragazzi. Nessun dramma è per sempre. Se non crediamo al domani, siamo già morti a 15 anni. Ma se crediamo che il futuro ci possa sorridere, allora diventiamo davvero protagonisti. E quando lo sei, non invecchi mai: resti giovane dentro, con speranza, iniziativa, voglia di fare. È questo l’augurio più bello alla gioventù di oggi – conclude il parroco di Cellatica – non fermatevi a guardare. Siate protagonisti del vostro tempo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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