Vacanze: un diritto per tutti, ma la civiltà non va in ferie

Clementina Coppini
Alla vigilia delle ferie, vale la pena interrogarsi su cosa cerchiamo davvero da una pausa estiva: riposo, libertà, forse distrazione. Ma il diritto alle vacanze non giustifica comportamenti egoisti, irrispettosi o impattanti sull’ambiente e sugli altri
Presa d’assalto. Piazza San Marco a Venezia è sempre molto affollata, in ogni stagione dell’anno
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Eccoci alla soglie delle vacanze, che sono un diritto di tutti (meglio ricordarlo). Cosa ci aspettiamo da esse? Riposo, come dicono in molti? Divertimento, come in pochi osano confessare? Cosa ci si attende da un momento di separazione dalla normalità? Di violarla, di ripeterla ma senza la consueta quotidiana ansia? Di far finta di non sapere che agosto non è un bel mese per tutti.

Ma cosa pretendiamo? Che il mondo si fermi perché ci fermiamo noi, come desidera un bambino? Un bambino che non vive sotto le bombe e non muore di fame e di sete, ovviamente. Per lui cambia poco e comunque egli non è qualcuno con cui è piacevole identificarsi quando si parte per le ferie. Cosa davvero pensiamo possa accadere? Che un ombrellone ci ripari dalle disgrazie che avvengono sotto il Sole e che una sdraio ci separi dal sangue che irrora la Terra?

Il prezzo invisibile degli «sgarri»

I più sensibili propendono per vacanze ecologiche, ecocompatibili, ecofriendly. Robe attualmente per pochi: lo sanno le marmotte, i puffin, gli stambecchi, i krill. Sanno anche che noi umani siamo il fattore inquinante, soprattutto quando ci muoviamo in massa. Le vacanze consapevoli sono una gran bella cosa, per carità.

Peccato che in generale chi si prende una pausa dalla normalità non ritenga un delitto concedersi qualche sgarro e non gli sembra di fare nulla di male. In un certo senso ha ragione. Peccato che centinaia di migliaia di sgarri, messi insieme, generano disastri.

È l'auto che tieni accesa in parcheggio per far andare l'aria condizionata altrimenti hai caldo, la tonnellata di crema solare di cui ti cospargi prima di fare il bagno per paura di scottarti e che si disperde in acqua, è la tua esagerata cura del tuo personale benessere che non tiene conto del benessere altrui. D'altronde sono le tue vacanze, devi pensare a te stesso. È la magnifica logica del «pago quindi pretendo» associata a quella del «seguo le regole tutto l'anno quindi ora prendo una pausa».

La civiltà non va in ferie

Pausa da cosa? Dal Rispetto? Dall'Educazione? Infine arriva il più squallido dei pretesti: «Lo fanno tutti gli altri, perché dovrei astenermi?». Tale domanda ha un'unica risposta: «Perché di sì». E se anche tutto il mondo facesse diversamente e imbrattasse e insozzasse e trattasse male le persone che stanno lavorando per te e che manco ti degni di salutare e ringraziare tu farai diverso.

E se fossi l'ultimo rimasto a comportarsi come si deve tu ti comporterai come si deve. Perché è così che si deve fare. La civiltà non è una modalità usa e getta legata al momento: è uno stato mentale, che si applica sempre. In spiaggia, in autostrada, nei musei, al ristorante, al bar, al chiosco, al mercato, nei bagni del treno, all'aeroporto, in autogrill. Tutto ciò vi fa sorridere e vi sembra banale? Tanto meglio per voi, che invece di restare in questa landa di egocentrici state partendo per una settimana su Saturno.

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