San Martino, la battaglia che ispirò la nascita della Croce Rossa

Nella torre riposano i resti di soldati italiani ed austriaci che presero parte alla carneficina avvenuta a San Martino
Torre di San Martino della Battaglia - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
Torre di San Martino della Battaglia - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
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San Martino della Battaglia si vede da lontano per via della torre (un cilindro alto 64 metri in una verdeggiante terra piuttosto piatta), che svetta silenziosa a memoria della battaglia combattuta il 24 giugno 1859 tra italiani e austriaci.

Era il Risorgimento e in quell’occasione la violenza e il sangue sparso da entrambe le fazioni ispirarono la nascita della Croce Rossa. Un’idea nata proprio qui, dalla considerazione che in un’orrenda carneficina di esseri umani non ha molto senso star lì a cercare di distinguere da che parte combattevano i cadaveri e i feriti.

Dentro la torre c’è una rampa salendo la quale il visitatore apprende storie e memorie del periodo e ciò che si vede dalla cima è una piccolissima porzione di quella che oggi chiamiamo Patria. Sotto, oltre un grazioso giardinetto, c’è il museo che raccoglie oggetti appartenuti ai caduti, dalle divise alle armi alle lettere.

Una silenziosa stradina di sassi punteggiata di monumenti funebri (soldati di varie nazionalità che hanno quasi tutti una cosa in comune: la giovane età) porta alla chiesa, la testimonianza più impressionante di quanto accaduto qui. L’abside assomiglia a una specie di libreria pensata per un monastero, solo che sugli scaffali al posto dei volumi ci sono lunghe file di teschi umani allineati.

Ossario di San Martino della Battaglia - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
Ossario di San Martino della Battaglia - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it

Non mancano montagne di ossa, sempre umane. Cosa ci raccontano? Che non c’è come essere senza divisa né carne per assomigliarsi. Eppure tutta questa morte non trasmette un senso di macabro. Strano, vero, che un dolore così evidente dolore ispiri composta e silenziosa compassione?

In fondo alla chiesa quattro lapidi: tre scritte nelle lingue dei caduti (italiano, tedesco e francese) e la quarta nella lingua madre delle lapidi, il latino. Dice di pregare e portare fiori ai morti e finisce così: Hostes In Acie Fratres in Pace Sepulcri Una Quiescunt. «Nemici in battaglia, nel silenzio del sepolcro affratellati riposano». Vengono in mente le poesie di Ungaretti, si fa strada nel visitatore (che la visita facilmente trasforma in pellegrino) il concetto di pace.

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