Una prima pagina che diventa opera d'arte (vintage)

L’edizione del 27 aprile 1945 del nostro quotidiano come un affresco di libertà
Il titolo della prima pagina del Giornale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Il titolo della prima pagina del Giornale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Può la prima pagina di un quotidiano diventare qualcosa di bello, di artistico? Dopo 80 anni sì. Certo, facile scriverlo sul giornale in questione. In termini tecnici si chiama cantarsela e suonarsela. Parliamo di pagina uno del numero uno dell’anno primo del Giornale di Brescia, uscito il 27 aprile 1945, due giorni dopo quel 25 aprile che segnò per l’Italia la fine della Seconda Guerra Mondiale. 80 anni corrispondono a una vita.

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Non intera, altrimenti si porrebbero dei limiti sia all’età dei lettori sia al futuro del quotidiano stesso. Resta il fatto che quella pagina, incorniciata come si deve e ben appesa come accade al Musa di Salò e nella redazione del GdB, dopo aver avuto il tempo di sedimentare e diventare storia, racconta molte cose: ci dice che, dopo decenni di censura, si poteva tornare a scrivere ciò che si voleva, che l’incubo era finito e si poteva di nuovo progettare il futuro. Il titolo BRESCIA È LIBERA è un grido di gioia che i bresciani si tenevano dentro da quasi cento anni, da quelle X giornate di marzo del 1849 che per loro si erano concluse con una sconfitta e un bagno di sangue.

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Ecco, quel foglio di carta con il titolo a caratteri cubitali può essere paragonato alla prima edizione di una graphic novel. È anni Quaranta, è vintage, e questo è un dato artistico. Quel foglio arriva alla fine di un’inenarrabile tragedia. Nasce dal desiderio di esultare ma anche dalla necessità di fornire dati utili a gente confusa che però ha una gran voglia di ricostruire, rifiorire, di non dimenticare. La funzione di un giornale infatti è informare e ricordare, anche se il giorno dopo, si sa, diventa carta per avvolgere il pesce (alla fauna ittica piace immergersi nella cronaca e andare al fondo dei fatti).

Oltre a quello d’apertura, altri titoli presenti in pagina saltano all’occhio: «Cronaca della Liberazione», in cui si raccontano gli avvenimenti degli ultimi giorni del conflitto, «La Disciplina dei Consumi», con l’invito per i fornai a vendere il pane a prezzo calmierato e un avviso che molti aspettavano, «Oggi e Domani distribuzione della carne», ma soprattutto «Anzitutto Onestà». Non è una retorica dichiarazione d’intenti, bensì un invito molto pratico a non incattivire, a non darsi a sciacallaggio e speculazione. Chissà quante persone quel giorno hanno comprato il giornale e l’hanno messo via per i loro figli e nipoti o incorniciato e appeso.

Quella pagina, vista in tale prospettiva, si trasforma in un affresco in fieri del fermento di quei giorni, di come si cercava di riorganizzarsi. Servivano spiegazioni per orientarsi e regole per tenersi insieme nella confusione del momento e quello specifico foglio le forniva. Esso è un reticolato, un disegno, un progetto ispirato alla speranza. E dopo 80 anni siamo ancora qui a leggere e a scrivere e siamo ancora liberi: non è forse questo un capolavoro?

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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