I quattro elementi che raccontano la storia di Desenzano

Clementina Coppini
Dal Paleolitico alla seconda metà dell’Ottocento, passando per Roma e Venezia: al Museo Rambotti aperta una nuova area espositiva, la Sala del Territorio
Scorcio della Sala del Territorio al Museo Rambotti
Scorcio della Sala del Territorio al Museo Rambotti
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Una bella giornata, il lungolago che guarda la penisola di Sirmione. Il ponte, la gente che passeggia, il molo, la darsena. Desenzano in primavera è sfolgorante. In centro, di faccia al lago, c’è il Museo Rambotti, che è stato di recente arricchito da una nuova area espositiva, la Sala del Territorio. Entri ed entri in contatto con questa specifica terra e le sue fasi storiche. Si parte dal Paleolitico e si arriva alla seconda metà dell’Ottocento, passando per Roma e Venezia.

Gli elementi

Ogni vetrina è accompagnata da un disegno che la illustra e la completa, come nel caso dell’ancora romana, la quale ha dietro di sé ha la rappresentazione di una grande barca. L’oggetto è in piombo e proviene da un sequestro. Sì, certa gente compra e colleziona di tutto, come se possedere di nascosto pezzi del passato potesse in qualche modo rendere importanti e immortali.

Ora è dove deve stare, in un museo aperto al pubblico, davanti a un lago navigato per millenni dai palafitticoli, dai romani e poi dai veneziani, rappresentati dal leone multicolor che s’incontra verso l’uscita e che richiama il bassorilievo (presente nel luminoso chiostro) in cui l’animale totemico della Serenissima è scolpito insieme a una stilizzazione del Porto Vecchio della città gardesana.

Grafica, disegni, postazioni tattili in cui si possono esaminare con le mani riproduzioni degli oggetti esposti, supporti multimediali come «touch screen» e realtà aumentata si fondono con i reperti e insieme accompagnano il visitatore, qualunque visitatore senza distinzione di competenze o abilità, attraverso una storia lunga e complessa e gli danno una scelta: approfondire uno o tutti gli argomenti trattati oppure no.

Accontentarsi delle pur ottime descrizioni dei pannelli e della app o andare a vedere per esempio i pavimenti a mosaico della villa romana o la torre di San Martino della Battaglia, la cui sagoma chiude questo viaggio breve e coinvolgente.

Da una parte la sala è inclusiva ed esaustiva, dall’altra è un invito a uscire e a scoprire, a immaginare l’acqua del lago percorsa da barche con merci e persone, la terra dei pavimenti musivi, il fuoco che scaldava (e incendiava) le palafitte e quello dei fucili e dei cannoni delle battaglie combattute nei secoli per la conquista di questa zona e per l’indipendenza d’Italia, l’aria della cima della Torre di San Martino, da dove si gode un panorama che toglie il fiato.

In questo spazio circoscritto dai colori decisi e vividi, la palafitta, l’ancora, il leone riassumono millenni di incredibili vicende e suggeriscono una delle molte strade indispensabili per approdare, fisicamente ma anche idealmente, sulla vetta della sopraccitata Torre. Certo, per far propri i Quattro Elementi ci vuole tempo, servono fatica e sofferenza, volontà, disciplina, entusiasmo, passione. Ma, se si tratta di ampliare l’orizzonte, ne vale sempre la pena.

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