Zooprofilattico, a Brescia nasce il primo laboratorio nazionale veterinario-umano

Durante il periodo nero della prima ondata della pandemia che ci ha stravolto la vita, era uno dei pochissimi centri in grado di processare i tamponi. Tanto che, in fretta e furia, gli spazi di via Bianchi sono stati «convertiti» in un mega laboratorio dedicato al Covid-19, struttura che è ancora in funzione e che, ora, si prepara a diventare un’eccellenza nazionale compiendo un passo in più, sempre nel segno della ricerca scientifica.
L’annuncio arriva proprio nel giorno di gloria delle celebrazioni per i suoi cent’anni di attività: l’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, di casa nel nostro capoluogo, diventerà a breve il primo laboratorio italiano veterinario e di sanità umana. Tradotto: i professionisti diretti da Piero Frazzi studieranno malattie infettive, il problema dell’antibiotico-resistenza e le interazioni tra animali e uomo.
Gli obiettivi
A spiegare meglio il percorso - ieri, a margine del momento celebrativo di scena di scena nell’auditorium Santa Giulia - è la biologa Beatrice Boniotti, responsabile proprio del laboratorio Covid-19. «La Regione Lombardia ci ha chiesto di proseguire questa attività e, anzi, di diventare a tutti gli effetti un laboratorio di sanità umana, entrando quindi così a fare parte della rete regionale».
Cosa comporta, nello specifico, questo? «Continueremo a fornire il nostro supporto sia per quanto riguarda i piani di sorveglianza sia per tutte quelle attività che gli ospedali non sono in grado di eseguire. In particolare per quel che riguarda le malattie infettive e tutti gli studi e le problematiche che devono essere affrontate sia a livello umano sia a livello animale».Il percorso è già avviato (del resto, la base di partenza è proprio l’attività svolta nel pieno dell’emergenza sanitaria), ma per quanto riguarda i tempi tutto dipenderà sostanzialmente dall’iter burocratico. Il passaggio chiave è però ormai alle porte: da via Bianchi si attende infatti solo il disco verde per l’accreditamento con l’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Brescia e, una volta ottenuto il nullaosta, «saremo ufficialmente attivi» conferma Boniotti, a capo anche del laboratorio di diagnostica molecolare.
Punto di riferimento
Un lavoro incessante, quello svolto dai tecnici durante la primavera 2020. Per capire quanto, basta un dato: un quinto dei campioni della Lombardia sono stati processati dal solo Zooprofilattico di Brescia, che è diventato punto di riferimento anche per le altre Regioni. «Il supporto fornito contro il Covid è stato molto intenso e faticoso - conferma la dirigente -: abbiamo processato milioni di tamponi e ora saremo il primo istituto veterinario ad ampliare l’attività a livello umano», un passo importante - ribadisce - perché «molte infezioni dell’uomo derivano dal livello animale».
A snocciolare i numeri di un lavoro ordinario costante che scorre parallelo alle attività sperimentali è poi il direttore generale dell’Istituto, Frazzi, che sottolinea: «Eseguiamo oltre cinque milioni di esami all’anno, ai quali si aggiungono i test annuali per altri milioni di analisi. Ora intraprenderemo questo nuovo percorso innovativo insieme alla Regione Lombardia».
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Soddisfatto anche Costantino Vitali, presidente della Fondazione iniziative zooprofilattiche e zootecniche, che aggiunge: «L’Istituto e la Fondazione celebrano un momento molto importante di una realtà che, con il suo impegno costante, ha contribuito molto alla salute del territorio e della sua popolazione. Il nostro sguardo si rivolge al futuro per sottolineare come la ricerca scientifica abbia un ruolo determinante per il rafforzamento della sanità pubblica e la prevenzione di situazioni come quella che ci siamo trovati ad affrontare in questi anni di pandemia». Un secolo di storia alle spalle, un cammino di innovazione davanti a sé.
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