Voto ai sedicenni, l’idea divide i giovani

No, perché sono immaturi. Sì, perché i giovani devono contare di più in questo Paese dominato da anziani. No, perché tanto voterebbero come i loro genitori. Sì, perché stiamo prendendo decisioni sul loro futuro e devono poter dire la propria. È una proposta che divide quella di estendere il diritto di voto ai 16enni lanciata da Enrico Letta all’Assemblea nazionale del Partito democratico di domenica, prima di essere eletto segretario. L’idea in realtà non è nuova (Letta l’aveva proposta nel 2019, e prima di lui lo avevano fatto anche Walter Veltroni, la Lega e i Socialisti), ma oggi, nel pieno della terza ondata, suscita un’attenzione più viva in esperti, politici e media. Perché da mesi ormai si parla di quanto la pandemia abbia disorientato, danneggiato e isolato questa generazione.Proprio per questo sono in molti a sostenere che vada coinvolta in un dibattito politico come quello attuale che inciderà in modo determinante sul futuro dei giovani (basta pensare ai fondi in arrivo del Next Generation Eu).
Priorità. Ci sono però anche molte resistenze. C’è chi li ritiene troppo emotivi o semplicemente disinteressati alla realtà, alcuni (come Giorgia Meloni) credono che il voto non sia una priorità per i sedicenni, altri invece lo temono (sulla scorta di indagini come quella di Swg, che ha calcolato che nel 2019 il 38% dei nati dopo il 1997 che ha votato per la prima volta alle Europee ha votato Lega). Fra tutte le opinioni possibili, va ricordato che stiamo comunque parlando di una potenziale platea elettorale molto ridotta: in Italia le persone che hanno tra i 16 e i 17 anni sono circa 1 milione e 130 mila, circa il 2% dei 51,6 milioni di elettori italiani (calcolo de La Stampa su dati Istat). In più, alcuni Paesi europei hanno già abbassato l’età del voto: si vota a 16 anni in Austria, a Malta, in Germania in alcuni länder, in Svizzera nel cantone di Glarona. Nel mondo, lo fanno già in Argentina, Brasile, Nicaragua, Cuba, Ecuador. Pro e contro.
Ma cosa ne pensano i diretti interessati? «Ci sono pro e contro, come per la maggior parte delle cose - risponde Filippo Salodini, 16enne bresciano -. Da una parte significherebbe affidare a noi ragazzi una grandissima responsabilità. Dall’altra potrebbe portare a risultati non positivi, perché è vero che molti ragazzi non sono abbastanza informati. Darci il diritto di voto sarebbe però un segnale di fiducia nei nostri confronti, quindi per me è una proposta molto invitante. Mi piacerebbe poter dire la mia in particolare su ambiente e istruzione». Invece Camilla Baronchelli, studentessa del Calini, è più scettica: «Siamo poco preparati sulla politica. Io faccio fatica a capire le istituzioni e vedo che in genere se non se ne parla in famiglia o se non guardi il tg tutti i giorni non sei pronto. Quindi ora non me la sentirei di votare». Concorda con lei Davide Rodighiero, compagno di classe, secondo cui non avrebbe senso votare a 16 anni «principalmente per una questione di istruzione» e perché molti coetanei «non hanno una minima esperienza di vita» (anche se non esclude che alcuni 16enni «sarebbero in grado di dare un voto migliore di molti 50enni»). Per Greta Zaini sarebbe invece una grande prova di democrazia da parte del Governo, perché «ci sono sedicenni interessati alla politica e pronti per votare: è giusto estendere il diritto al voto per avere uno Stato più democratico».Concordi o meno, per tutti la scuola sembra giocare un ruolo molto importante nell’ottica di una possibile partecipazione alla vita politica del Paese: «In classe non ne parliamo abbastanza - dice ancora Camilla -, ma sarebbe fondamentale anche per acquisire competenze per arrivare consapevoli al voto». Filippo parla proprio di una missione «istruttiva riguardo la politica» da istituire nelle classi. Certo, la scuola è un tema. Ma questo dibattito, anche se non porterà al voto ai 16 enni, potrebbe comunque spingere la politica a inserire più ore di diritto ed economia nei programmi scolastici e i partiti a considerare di più i 16enni nelle loro scelte. Per farli arrivare pronti quando davvero toccherà a loro.Cittadinanza attivaIl dibattito sulla proposta di abbassare l’età minima per votare.
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