Violentata fuori dal locale, la madre: «Non si senta in colpa»

La testimonianza della mamma della diciassettenne che ha subito violenza a Brescia: «È straziante, ma voglio mettere in guardia le ragazze»
Una ragazza si copre il viso con le mani
Una ragazza si copre il viso con le mani
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«È letteralmente una bomba che esplode in casa, la cui onda d’urto si espande a tutta le rete familiare, scuotendo le fondamenta di valori che improvvisamente non sono più granitiche certezze, ma sono pezzi da ricollegare, ricucire, pezzi a cui ridare senso e dai quali ricominciare».

Sceglie con cura poche parole la mamma che sabato scorso alle 2.30 di notte, ha ricevuto la chiamata dalla questura: «Signora sua figlia è in ospedale e sta bene, prima deve passare da noi che le spieghiamo poi andiamo insieme da lei». Sua figlia era stata violentata fuori da una discoteca. «Quella notte ero inquieta, però mai avrei pensato dopo quella telefonata di trovare mia figlia in ospedale perché aveva subito violenza.

Le mancano pochi giorni alla maggiore età e, sabato sera, aveva ottenuto il permesso di uscire con i suoi amici, tutti bravi ragazzi più che fidati che conosciamo bene, una delle poche uscite in discoteca. Loro sanno molto bene come comportarsi, sanno (soprattutto le ragazze), che devono stare attente che nessuno metta loro nel bicchiere qualche sostanza pericolosa.

Sanno che devono tenersi d’occhio l’un l’altro, eppure malgrado queste accortezze è successo e, mia figlia, che tutti hanno affermato non aver bevuto nulla, non è ancora in grado di ricordare come, anche se nel suo corpo dopo gli accertamenti eseguiti da persone che ringrazio per la delicatezza, sono state trovate sostanze stupefacenti. Come ci siano finite per ora non lo ricorda, ha un black out quasi totale, e tanti sensi di colpa, perché questo è l’altro grave risvolto della situazione, sentirsi in colpa, perché pensavi di avere il controllo sulla tua vita invece non è così. Ma una vita non può essere rovinata per l’istinto animalesco di qualcuno che ti costringe a fare qualcosa che non vuoi o non vuoi più, vittima dei suoi istinti peggiori perché magari pericolosamente strafatto. Ora per sei mesi mia figlia dovrà essere monitorata e sarà ogni volta violenza nella violenza rivivere l’accaduto, ma noi saremo lì con lei.

Perché mi sono decisa a raccontare quanto accaduto? Perché anche se straziante per una mamma, è troppo importante mettere in guardia i nostri ragazzi, sui pericoli che anche in una serata di lecito divertimento possono correre. Perché ogni violenza va denunciata con coraggio, perché il suo enorme peso non può essere nascosto in un angolo della memoria, dove non sparisce ma rischia di rovinare un’esistenza. Perché per mia figlia e non solo per lei, che questo passo l’ha fatto e ora sarà seguita da persone competenti che l’aiuteranno, sono certa potrà esserci ancora una vita emotiva e intima futura che le permetta di lasciarsi il dolore alle spalle».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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