Viktoriia, non si trovano borsa, cellulare e documenti

La famiglia ha prelevato da casa della vittima gli effetti personali: «Scomparsa la borsetta»
Viktoriia Vovkotrub e Berisa Kadrus - © www.giornaledibrescia.it
Viktoriia Vovkotrub e Berisa Kadrus - © www.giornaledibrescia.it
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Otto anni di vita in Italia chiusi in una valigia mastodontica e in borse riempite in tutta fretta. È l'ultima immagine prima del ritorno in Ucraina del figlio e dei genitori di Viktoriia, la badante di 42 anni uccisa e sepolta in una bocciofila abbandonata in via Divisone Acqui in città.

Dopo il funerale di sabato pomeriggio e al sepoltura nel cimitero di San Bartolomeo, ieri accompagnati dai carabinieri, che hanno tolto temporaneamente i sigilli, i parenti sono entrati nell'abitazione dove la donna era andata a vivere da sola in via Fiume - Zona Iveco - dopo la chiusura della relazione con Kadrus Berisa, il 60enne kosovaro che ha fatto ritrovare il cadavere, ma che non ha ancora ammesso l'omicidio, nonostante gli inquirenti lo ritengano l'assassino della sua ex. In casa.

La famiglia di Viktoriia a casa della donna
La famiglia di Viktoriia a casa della donna

 

Continua a trincerarsi dietro il silenzio e potrebbe decidere di parlare direttamente con il magistrato titolare dell'inchiesta, solo tra qualche settimana. Se mai lo farà. Nel frattempo il figlio 21enne e i genitori della donna ammazzata con cinque coltellate al petto hanno affrontato un passaggio doveroso e doloroso prima di lasciare l’Italia. Sono rimasti nell'appartamento di Viktoriia un quarto d'ora. Il tempo di prendere gli effetti personali. Dalle scarpe ai vestiti, passando per le fotografie. La madre in lacrime, il padre e il figlio in silenzio e con lo sguardo fisso, si sono portati a casa in Ucraina tutto quello che è stato la vita italiana di Viktoriia. 

I genitori e il figlio della donna ripartono per l'Ucraina - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
I genitori e il figlio della donna ripartono per l'Ucraina - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

All'appello mancano però degli elementi importanti. Vale a dire ciò che la 42enne aveva con sé la sera di mercoledì 4 novembre, l'ultima volta in cui è stata viva. Quando lascia un bar di via Cairoli frequentato da sue connazionali e con Kadrus Berisa si dirige verso casa dell'uomo nel quartiere Primo Maggio, in quell'appartamento dove la Scientifica dei carabinieri troverà tracce di sangue compatibili con un'aggressione mortale. «Viktoriia aveva una borsetta nera» ricorda Giovanna, la titolare del locale di via Cairoli da dove la coppia era partita dopo l’aperitivo. La borsetta però non è mai stata trovata, così come il telefono cellulare che ha smesso di suonare nella notte tra il 4 e il 5 novembre, e poi i documenti - codice fiscale e passaporto - e due mazzi di chiavi del suo appartamento. Tutto sparito. Probabilmente chi ha ucciso la donna si è sbarazzato della borsa prima di seppellire il cadavere sotto un metro di terra.

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