Addio a Viktoriia, «Morta da innocente e vittima dell’odio»

Celebrati i funerali della 42enne ucraina uccisa. L'amica «La cercavamo e l'ex al telefono ha detto: "sarà con un uomo"»
I funerali della 42enne badante uccisa
I funerali della 42enne badante uccisa
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In chiesa c'erano tante donne e due soli uomini. Oltre al figlio e al padre della vittima. La comunità ucraina ieri ha dato l'ultimo saluto a Viktoriia Vovkotrub, la 42enne uccisa con cinque coltellate e poi sepolta sotto un metro di terra nella vecchia bocciofila nel quartiere Primo maggio in città a due passi dalla casa dell'ex, il 60enne Kadrus Berisa, che ha fatto trovare il cadavere, ma non ha confessato l'omicidio

«Viktoriia è morta da innocente ed è stata vittima dell'odio» ha detto padre Mario Toffari, della Pastorale delle Cappellanie per i migranti, che ha concelebrato con padre Vasyl Filyak della chiesa Greco cattolica ucraina della Natività di Gesù. Seduti al primo banco c'erano i genitori della donna, arrivati venerdì in Italia, e poi il figlio 21enne che sta frequentando in patria la scuola militare. In Ucraina è invece rimasta la figlia 17enne.

 

I genitori e il figlio 21enne di Viktoriia -   Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
I genitori e il figlio 21enne di Viktoriia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

 

«Una parte di tutti noi vorrebbe la verità, ma anche la vendetta. Ma poi deve vincere la parte buona che vuole sapere la verità perché sia resa giustizia» sono state le parole di padre Toffari. La 42enne era arrivata a Brescia nel 2012 e lavorava come badante e barista, sempre in nero perché non aveva i documenti in regola. Li stava aspettando. Per tre anni ha avuto una relazione con Kadrus Berisa, con il quale aveva convissuto. Poi la storia era finita. «Lui le aveva prestato dei soldi, ma Viktoriia era riuscita a restituirglieli» svela un'amica che aggiunge: «La picchiava, ma lei non ha mai denunciato e fino all'ultimo ha continuato a incontralo». Mercoledì 4 novembre è stata l'ultima volta che l'hanno vista viva. 

«Quella sera erano insieme al bar» racconta Giovanna, la titolare di un locale di via Cairoli frequentato da molte donne dell'Est. Il giorno successivo la madre, non riuscendo più a parlare con la figlia, aveva iniziato a preoccuparsi e il 6 novembre scatta la denuncia. «Con Lidia, una mia dipendente e amica di Viktoriia, l'abbiamo cercata in ogni modo» ricorda la barista bresciana. Le due donne avevano anche chiamato Kadrus Berisa. «Al telefono ci ha risposto male: "sarà con qualche uomo". Viktoriia era invece già morta.

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