Variante indiana: nella Bassa il primo caso bresciano
C’è anche un ragazzo bresciano tra le circa cinquanta persone infettate dalla variante indiana del virus Sars-Cov-2 segnalate in Italia e trasmesse alla banca dati internazionale Gisaid. Si tratta di uno studente diciannovenne della Bassa bresciana che nei giorni scorsi si era sottoposto a tampone molecolare. Il sequenziamento del materiale genetico del virus prelevato al giovane, effettuato al Laboratorio di Microbiologia e Virologia del Civile diretto dal professor Arnaldo Caruso, ha portato all’identificazione del primo caso di variante indiana nel Bresciano.
Il dato si riferisce al numero delle particelle virali delle quali è stata fatta la sequenza e non al numero reale dei casi presenti nel nostro territorio. L’analisi, infatti, si effettua su un numero casuale di tamponi e le persone non possono liberamente richiederla, ma si esegue solo in centri specializzati per motivi di sanità pubblica. Monitoraggio.
«È la conferma che la variante è in circolazione, anche se da noi ad oggi la prevalenza è rappresentata da quella inglese, ma il virus continua a mutare e tutti i lignaggi di Sars-Cov-2 devono essere studiati - afferma Caruso, presidente della Società italiana di Virologia, da noi interpellato -. Una situazione da tenere ovviamente monitorata anche se, al momento, non risultano varianti del virus in grado di compromettere la campagna vaccinale in corso, almeno nei Paesi europei e negli Stati Uniti. Tuttavia, la variante indiana presenta due mutazioni che potrebbero interagire tra loro e rendere il patogeno più pericoloso. Per questo sono importanti i sequenziamenti perché ci permettono di studiare le mutazioni ed avere elementi per la prevenzione».
Vaccini. Dunque, i vaccini registrati in Europa proteggono dalle varianti anche se l’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, fa sapere di «essere in continuo contatto con i produttori di vaccini anti-Covid per essere preparati nel caso ci fosse bisogno di un aggiornamento della composizione dei prodotti e qualora dovessero emergere varianti in grado di sfuggire all’immunità. Al momento - afferma l’Agenzia - non sembra esserci questa circostanza». La concentrazione prevalente della variante indiana attualmente è in Gran Bretagna, grazie al massiccio programma di sequenziamento nazionale promosso nel Paese, e nel resto d’Europa i valori rilevati in Italia sono confrontabili a quelli di Francia, Irlanda, Belgio e Danimarca. Nel resto del mondo concentrazioni della variante, oltre ovviamente all’India, sono presenti in Australia, Nuova Zelanda, Indonesia e Sri Lanka.
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