Italia e Estero

Covid, la variante indiana in Italia: cosa sappiamo finora

Galli: «Non sappiamo ancora però, quanto la variante indiana, la E484Q, sia più diffusiva, virulenta e cattiva»
Un operatore sanitario indiano - © www.giornaledibrescia.it
Un operatore sanitario indiano - © www.giornaledibrescia.it
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C'è allarme in Veneto per la scoperta a Bassano (Vicenza) dei primi due casi di pazienti positivi alla variante indiana del Coronavirus. Si tratta di un uomo e di sua figlia: appena rientrati in Italia dal Paese asiatico, a metà aprile, avevano segnalato spontaneamente all'Azienda socio-sanitaria 7 della Pedemontana il loro viaggio e si erano posti in isolamento domiciliare preventivo, come previsto dalle direttive sanitarie italiane.
Nel Lazio si sta portando a termine una vasta indagine epidemiologica sulla comunità sikh di Latina.

E mentre l’Italia sta all’erta si cerca di capire quali siano le caratteristiche della variante indiana: «È probabile che le varianti brasiliana, sudafricana e nigeriana siano meno responsive agli anticorpi evocati dai vaccini disponibili e che sfuggano alla maggioranza degli anticorpi monoclonali disponibili in commercio. Non sappiamo ancora però, quanto la variante indiana, la E484Q, sia più diffusiva, virulenta e cattiva, anche perché ragioniamo in base alla situazione dell'India. Un Paese che conta 1,366 miliardi di persone, tra cui tantissime in situazioni di indigenza, in un contesto di grande popolosità. Tutte connotazioni queste, che rendono difficile confrontare la diffusione e la letalità dell'India con l'Europa» spiega Massimo Galli, professore di Malattie Infettive dell'Università Statale di Milano e direttore della clinica malattie infettive dell'Ospedale Sacco, secondo il quale tuttavia esiste il rischio che possa essere pericolosa. 

«Nella variante inglese ci sono una quantità di mutazioni. Quella più importante è la N501Y, ed è quella attualmente dominante da noi. Fino a poco tempo fa abbiamo sostenuto che non fosse più cattiva della precedente, ma solo più diffusiva. Adesso invece, uno studio recente ha dimostrato un alto eccesso di mortalità. Ha una capacità di trasmissione dal 30 al 50% in più, coinvolge anche i bambini e i ragazzi. È più grave e mortale, soprattutto sugli anziani. La variante indiana appena scoperta ha due mutazioni qualificanti: la L425R e la E484Q. Nella seconda cambia l'amminoacido della E484K, che caratterizza la variante brasiliana, sudafricana e nigeriana, che provocano una serie di fastidi in più».

L'Australia intanto ha deciso di bloccare fino al 15 maggio i voli passeggeri dall'India, alla prese con una devastante ondata di coronavirus con oltre 300.000 nuovi casi al giorno. Lo ha annunciato il premier Scott Morrison parlando di «evidenti rischi».

Stop anche ai voli indiretti, provenienti da Dubai, Singapore e Kuala Lumpur. L'Australia ha anche annunciato che invierà al più presto attrezzature mediche e mascherine.

La variante indiana potrebbe essere molto trasmissibile e la situazione in India, così come quella in Cile in Brasile, potrebbe essere probabilmente la conseguenza di «aperture insensate»: lo ha detto oggi Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova, a 'Buongiornò, su Sky TG24. Per Crisanti sono «corrette» le misure annunciate dal ministro della Salute, Roberto Speranza, di bloccare i voli dall'India, ma «dovrebbero essere affiancate da misure che prevengono la triangolazione e poi bisogna creare l'infrastruttura, creare una quarantena vigilata per chi viene da questi posti. Non si può lasciare all'iniziativa dei singoli un problema di sanità pubblica così rilevante».

Secondo Crisanti «quello che sta succedendo in India, Cile e Brasile è il risultato combinato di aperture insensate e sviluppo di varianti con trasmissibilità elevata». La variante indiana «genera cluster molto numerosi, probabilmente ha un indice di infettività alto. In India - ha aggiunto -ha completamente soppiantato la variante inglese». Crisanti ha osservato inoltre che la variante ha «due mutazioni nella regione che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti, quindi si ritiene che in qualche modo possa sfuggire al vaccino».

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