Vaccini, a Brescia effetto Green Pass: 17.984 prenotazioni

La prima accelerata l’ha data, il 23 luglio, il prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre. Poi, man mano che il tribolato dibattito sull’obbligo del Green Pass per accedere ad alcuni luoghi si avvicinava sempre più a tradursi in realtà, si è consumata l’escalation più dirompente. E la spinta alla vaccinazione innescata dal «passaporto verde» si è avvertita già questa settimana, quella del debutto: le prenotazioni per chi ancora deve ricevere la prima dose del «siero anti-Covid» hanno preso a crescere. In particolare tra i più giovani, nella fascia d’età tra i 12 e i 19 anni, dove la preoccupazione per il fatto che chi non sia immunizzato possa tornare alla didattica a distanza ha giocato un ruolo di primo piano.
A confermare l’andamento è il report firmato dalla Lombardia, nel quale vengono monitorate appunto le prenotazioni, suddivise tra prima e seconda dose oltre che per fasce d’età. E nella nostra provincia - così come per il resto della Regione - il picco del 23 luglio è evidente: in una sola giornata le adesioni sono balzate a quota 7.678 (in tutta la regione sono state 61.585), mentre negli ultimi sette giorni, ovvero dal 2 all’8 agosto incluso, a convincersi a segnare nella propria agenda l’appuntamento per ricevere la prima dose del siero sono stati 17.984 bresciani, una platea che rappresenta il 13% delle iscrizioni complessive registrate in Lombardia questa settimana (138.028). Basti pensare che nei soli prossimi tre giorni (oggi, domani e mercoledì) nei centri vaccinali dislocati sul nostro territorio, oltre a proseguire con le seconde inoculazioni, saranno somministrate 9.057 prime dosi, oltre tremila al giorno dunque.
Come stiamo andando, dunque? Stando ai dati dell’anagrafe regionale, il 68,5% dei lombardi ha completato il ciclo vaccinale, il 9,5% è in attesa della seconda dose e il 4,6% ha già aderito alla campagna, mentre a restare nella casella grigia - vale a dire quella che indica chi ha scelto per il momento di non iscriversi al portale o chiamare il call center per fissare l’iniezione - è il 17,5%.
A fronte della nuova ondata di adesioni sono poi in arrivo gli approvvigionamenti: alla Lombardia, nell’arco del mese, saranno cioè recapitate 491.428 «razioni» di vaccino, di cui 7.280 del marchio Janssen, 110.900 di Moderna e 373.248 di Pfizer/BioNTech.
Se da un lato la campagna lombarda prosegue a passo spedito, dall’altro restano sul tavolo almeno due criticità da affrontare. La prima: circa il 21% tra coloro che sono nella fascia d’età 30-49 anni ha scelto di non aderire per ora alla campagna vaccinale (più precisamente, si tratta del 21,2% fra i 30 e i 39 anni e del 20,7% fra i 40 e i 49). La seconda: il «piano irregolari» va integrato e rivisto. La proposta arriva proprio da Brescia per voce della delegata alla Sanità in Loggia, Donatella Albini, che ha inviato all’assessore al Welfare, Letizia Moratti, una proposta. Quale il punto? Regione ha sì aperto all’immunizzazione degli stranieri irregolari (a Brescia, stando ai dati 2019, si aggirano attorno ai 12mila, tra cui le 4.500 persone in attesa della sanatoria 2020), ai quali il call center dovrebbe fornire un codice personale che consenta loro l’accesso al portale oppure alla prenotazione attraverso lo stesso numero verde. «Ma dall’altra parte l’operatore chiede il Cap oppure, ugualmente, il codice fiscale: se sono senza titolo, loro non hanno nulla» spiega Albini, preoccupata anche di come veicolare l’informazione a queste persone.
Di qui, la proposta che è ora sul tavolo di Moratti: «Vanno rassicurate sul fatto che il loro nome e cognome va inserito per attibuire loro un codice vaccinale, non certo per segnalarli alla questura. Per farlo, bisogna tradurre le indicazioni in altre lingue, perché molti non parlano italiano». Tanto che l’Ats di Brescia sta già avviando un dialogo con alcune comunità, a partire da quella cinese.
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