Un’abitazione su tre è sfitta o seconda casa: la mappa del Bresciano

Durante l’anno 1.700 anime accendono le luci delle case di Ponte di Legno (probabilmente anche molto meno, tra i 1.300 e i 1.400). Nei periodi clou, come le vacanze di Natale e quelle estive, si arriva anche a toccare punte di 40mila presenze e oltre, con tutte le finestre delle 6.700 abitazioni dalignesi illuminate. Ponte di Legno è l’emblema, nel Bresciano, del paese turistico di seconde case: spettrale durante la settimana e nei mesi di bassa stagione, e invivibile (o quasi) a ferragosto e capodanno per i troppi villeggianti. E proprio Ponte di Legno è in cima alla classifica che valuta quante case sono occupate da residenti, appunto soltanto poco meno del 14%.
Al lato opposto di questa graduatoria stilata da Openpolis troviamo pressoché tutti i paesi dell’hinterland bresciano: in testa Castel Mella (occupato l’89,98% delle case), Flero (all’89,90%), quindi Rodengo Saiano (con una occupazione degli appartamenti all’88,96);seguono Bovezzo, Roncadelle e Castegnato.
Turismo
Se allarghiamo lo sguardo a tutta la nostra provincia, le abitazioni totali sono 759.654, quelle non occupate sono 230.149, quindi il 30,29%, ovvero una su tre. Un numero certo significativo, ma che non va letto solo in un’ottica di case abbandonate, anzi.
Emblematico il caso dell’alta Valcamonica. Tornando quindi a Ponte, i numeri parlano chiaro: nella località regina del turismo invernale della nostra provincia ci sono circa 6.700 case, di cui solo 900, per circa il 14%, occupate. Tutto il resto non sono, appunto, residenze abbandonate o vecchi immobili disabitati, bensì ville e appartamenti, gradi o piccoli, di proprietà dei turisti, che le utilizzano magari solo per pochissimi giorni all’anno. E lo stesso vale in tutti gli altri paesi satelliti di Ponte di Legno: al penultimo posto delle abitazioni non occupate nel Bresciano c’è Temù, che ha solo il 14,39 per cento di case abitate stabilmente, e poi ancora ci sono Corteno Golgi, Vione, Vezza d’Oglio, Incudine e, poco più sopra, Monno.
Non c’è molto da fare: nei decenni a Ponte si è pensato più alla costruzione di immobili residenziali da adibire a seconde case, piuttosto che alla ricettività alberghiera, accettando la conseguenza di avere un paese quasi vuoto nei periodi di bassa stagione. A viverci resta un piccolo gruppo di storici dalignesi, famiglie che da sempre si occupano soprattutto di accoglienza, turismo ed edilizia. Nuclei sempre più anziani, con pochissime nascite.
I costi delle case, non solo quelle nuovo e lussuose, ma anche i vecchi appartamenti, sono proibitivi. Anche per chi sceglie di restare a vivere a Ponte non è facile. È per questo che, in vista di un incremento dell’offerta di posti di lavoro nella località nei prossimi anni (per le terme, il nuovo hotel cinque stelle, i nuovi impianti e le strutture collegate, oltre ad altre attività ricettive), l’Amministrazione comunale sta pensando a un intervento residenziale particolare e innovativo.
Il progetto prevede la costruzione di una sessantina di moderni appartamenti di proprietà comunale, da concedere per affitti a prezzi particolarmente calmierati, in particolare per le giovani coppie che decideranno di trasferirsi stabilmente a Ponte di Legno. E negli altri paesi dell’alta Valle le cose non sono molto differenti.
Futuro
Il dato bresciano è in linea con quello nazionale, sono 10 milioni le case che risultano senza residenti, anche in questo caso una percentuale attorno al 30%. Analizzare la presenza o meno di case abitate su un territorio può essere legato a quanto quella determinata area risenta di periodi di crisi economica, dell’eccessiva lontananza da zone con servizi più capillari ed efficienti ma anche del calo demografico che si sta registrando.
La popolazione italiana infatti sta diminuendo. Istat prevede che nel 2070 i residenti non raggiungano nemmeno la soglia dei 50 milioni. Il tema delle case abbandonate non è soltanto una sfaccettatura dello spopolamento ma ha anche dei risvolti ambientali, come l’eccessivo consumo del suolo e incide anche su dinamiche sociali come l’emergenza abitativa.
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