Un anno di pandemia: P come Presidente della Repubblica

La visita a sorpresa al cimitero di Castegnato di Sergio Mattarella si è imposta come gesto simbolico di grande significato
  • Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
    Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
  • Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
    Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
  • Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
    Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
  • Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
    Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
  • Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
    Il Presidente Mattarella in visita al cimitero di Castegnato
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Presidente della Repubblica

«In questi giorni dedicati al loro ricordo, sono venuto qui per rivolgere un pensiero a tutti i defunti e tra di loro alle vittime del coronavirus, ai tanti morti in solitudine. Ho scelto di farlo in questo cimitero dove è avvenuto il furto ignobile della croce posta a memoria delle vittime della pandemia». Parole nobili, ma forse nel complesso prevedibili, fossero venute dal sindaco di una qualsivoglia città. Cambiano di segno, peso, valore e virano nel campo dell’eccezionalità se a pronunciarle è il Capo dello Stato e il camposanto in oggetto è quello di un piccolo comune dell’hinterland bresciano: Castegnato. Il cui sindaco aveva poche ore prima ricevuto incredulo una telefonata dal Quirinale che annunciava la visita a sorpresa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Una visita lampo, un piccolo grande segno, davanti alla mutilazione di un monumento alle vittime del coronavirus, che si fa cifra di civiltà, umanità, senso dell’essere Paese. Simbolo, per dirla in una parola.

Ricordo che quella mattina mi parve incredibile quando in redazione arrivò voce che Mattarella stesse per raggiungere in volo la nostra provincia per recarsi a Castegnato. E mi venne in mente il racconto del collega che nel lontano 1984 fu raggiunto dalla telefonata di un corrispondente dal Trentino che annunciava la presenza di Giovanni Paolo II e del presidente Sandro Pertini sulle nevi dell’Adamello. «Certo. E io sono Napoleone». Ecco, a volte è bello esserlo tutti, Napoleone. Così stupiti da un gesto che nella sua imprevedibilità, spiazza e fa sentire tutti meno soli e periferici. Specie in una pandemia.
Gianluca Gallinari

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