Turni massacranti e aggressioni: fuga continua dal Pronto soccorso

A fronte di sedici posti, solo quattro neomedici hanno scelto di puntare sulla medicina d’urgenza
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MEDICI IN FUGA DAI PS
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Molte sono in caduta libera. Altre addirittura faticano a spiccare il volo, schiacciate nel terreno delle scelte mancate e delle fughe maturate nel mezzo del percorso. Parliamo delle Scuole di specializzazione, quegli anni di studio che i medici compiono dopo la laurea in Medicina per diventare specialisti che determineranno il loro futuro campo di attività. A pochi giorni dal via dell’attività didattica, fissata ad inizio novembre, nelle trentasei scuole di specializzazioni per medici in formazione specialistica, su 344 borse complessive assegnate, 73 contratti sono rimasti scoperte, pari al 21,2% del totale.

Allarme

Due su dieci è un numero significativo se si considera che l’aumento del numero di contratti doveva essere un modo per affrontare la carenza di medici nel sistema sanitario. Una crisi cronica che la pandemia ha fatto esplodere in tutta la sua gravità. Soprattutto in quelle specialità quali la medicina d’emergenza e urgenza o la terapia intensiva che sono state riferimento principe durante la pandemia. Ad eccezione di Malattie infettive e tropicali: otto posti, otto immatricolati; lo scorso anno, dieci posti e nove immatricolati.

Le difficolta maggiori che portano i giovani a non scegliere il Pronto soccorso riguardano turni massacranti, aggressioni e denunce
Le difficolta maggiori che portano i giovani a non scegliere il Pronto soccorso riguardano turni massacranti, aggressioni e denunce

Il Pronto soccorso

Hanno scelto di specializzarsi all’Università di Brescia per andare a lavorare in Pronto soccorso (parliamo del primo anno, quello che inizierà da novembre) quattro giovani medici lasciando scoperti sedici borse. Dunque, il 75% dei contratti messi a disposizione da ministero e da Regione non sono stati assegnati. Non è servito, dunque, nemmeno il provvedimento ministeriale dello scorso settembre che allarga l’equipollenza tra alcune specialità e quella in Medicina d’Emergenza-Urgenza. In particolare le equipollenze riguardano: Medicina Interna, Cardiologia, Gastroenterologia, Malattie dell’apparato respiratorio e Geriatria. Non va meglio per Anestesia, Rianimazione, Terapia intensiva e del Dolore: sono 23 le immatricolazioni su 33 borse disponibili, dunque dieci posti vuoti. Non ha riscosso molto interesse nemmeno la novità del prossimo anno accademico: da novembre sarà attiva anche a Brescia la Scuola di Specializzazione in Medicina e cure palliative. Sette le borse complessive assegnate, un solo iscritto.

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Rifiuti

La differenza tra borse assegnate e medici immatricolati registra il segno negativo per 24 di queste. Rimane tale anche dopo le scelte effettuate dai futuri specialisti che, al momento del bando, possono teoricamente indicare in ordine di gradimento tutte le specialità e tutte le sedi universitarie. Dunque, se 73 posti su 344 rimangono vuoti significa che nessuno dei candidati ha indicato quella specialità nemmeno come ultima ipotesi per iniziare il percorso di formazione specialistica. Le misure di grandezza non cambiano nemmeno tra i neoiscritti dello scorso anno. Le borse e a Medicina erano 463, a fronte delle 344 attuali, frutto dell’aumento straordinario reso possibile dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Di queste, novanta non sono state assegnate. In Medicina d’Urgenza, su 24 posti, sedici sono rimasti vuoti. Leggermente meglio in Anestesia e Terapia intensiva: su sessanta posti, quelli non assegnati sono stati «solo» quattordici.

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