Negli ospedali bresciani tre aggressioni al giorno a medici e infermieri

Solo di una però resta traccia, perché segue la denuncia. Al Pronto soccorso del Civile due violenze in 72 ore
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SANITARI, VIOLENZA QUOTIDIANA
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Nel Bresciano tre casi al giorno di aggressioni fisiche o verbali ai danni di medici e personale sanitario. Solo di uno rimane traccia, perché la vittima decide di denunciare. Aggressioni fisiche e verbali che trasformano sempre più i luoghi, e le specialità, di frontiera in un vero e proprio incubo per chi ci lavora.

Gli ultimi due episodi si sono verificati a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro al Pronto soccorso dell’Ospedale Civile. Martedì scorso una operatrice è stata schiaffeggiata. Ieri, ancora, pesanti insulti con la tastiera del computer scaraventata a terra da parte di un signore che si è avvicinato al box del triage lanciando parolacce a casaccio nei confronti di chiunque vestisse una divisa, per poi andarsene «sbattendo la porta». Lasciando, dietro di sé, molta amarezza ma anche tanta paura.

I racconti

«La violenza fisica viene spesso sfiorata, per fortuna poche volte attuata, ma abbiamo paura perché ci rendiamo conto che il livello di aggressività è molto alto e basta nulla perché si scateni una rabbia che fa saltare tutti i freni». «Non possiamo segnalare ogni volta che ci insultano. In quel caso sì, si supererebbero tranquillamente i mille casi in un anno solo nella nostra provincia» aggiunge un’altra infermiera. Quello che accade al Civile è solo la punta dell’iceberg di una situazione che sta degenerando, con un livello di aggressività che, dopo la pandemia, ha raggiunto livelli altissimi.

Sintesi emblematica del clima è quello che è accaduto sabato scorso all’ospedale Carlo Poma di Mantova quando una donna, che pretendeva di essere ricoverata in psichiatria contro il parere degli specialisti, ha preso a bastonate la dottoressa del Pronto soccorso a cui si era rivolta. La stessa dottoressa, che è riuscita a contenere le lesioni perché ha sollevato il braccio che le ha protetto volto e capo, nell’aprile scorso era stata colpita da un pugno in faccia sferratole da un paziente, arrabbiato perché a suo dire, mentre attendeva in sala d’aspetto la visita, gli erano state rubate le ciabatte.

Le vittime

Ogni giorno episodi di violenze fisiche e verbali
Ogni giorno episodi di violenze fisiche e verbali

Se, tuttavia, a fronte di lesioni fisiche nella quasi totalità dei casi partono le denunce, non altrettanto accade quando si tratta di insulti o minacce verbali. Le vittime, di entrambi i comportamenti violenti, sono prevalentemente donne, in particolare infermiere od operatrici sociosanitarie. Sul totale delle aggressioni subite, quelle a danno dei medici sono il 5%, almeno in base alle denunce. Da un recente studio svolto su input della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche condotto da otto università italiane, tra cui quella di Brescia, emerge che un infermiere su tre è stato vittima di violenza sul lavoro. Uno su tre a Brescia significa circa tremila persone, il 30% dei professionisti iscritti all’Ordine della nostra città.

Solo il 30% decide di denunciare. Perché? Il 67% dichiara: «Non l’ho fatto perché la violenza era frutto delle condizioni fisiche dell’assistito o del suo accompagnatore». Patologie psichiatriche o alterazioni da dipendenza che vengono «derubricate» a violenza minore perché, lo hanno affermato anche ieri al Pronto soccorso del Civile, «fanno parte del rischio professionale». «Dinamiche connaturate alla professione», così vengono definite dagli stessi infermieri. Non paragonabili, tuttavia, alle aggressioni gratuite di cui, nel 51,8% dei casi, il responsabile è di sesso maschile.

Le violenze sul lavoro in Italia

In uno studio dell’Inail, l’ente che si occupa degli infortuni sul lavoro, si legge che dal 2016 al 2020 a livello nazionale sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati e codificati come violenze, aggressioni e minacce, con una media di 2.500 casi l’anno. La punta dell’iceberg di una vera e propria emergenza che sta uscendo sempre più allo scoperto. La maggior parte delle violenze denunciate avviene nei Pronto soccorso, negli ambulatori e nei centro medico-legali. Nello specifico, il 64% accertato dall’Inail avviene in ospedali e case di cura e l’80% nelle strutture di assistenza sociosanitaria, residenziali e non.

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