Teleriscaldamento, il recupero calore «scalda» 22mila famiglie

Avviata in A2A la seconda edizione dei forum con il territorio bresciano. Il punto sugli investimenti
Il termovalorizzatore di A2A - © www.giornaledibrescia.it
Il termovalorizzatore di A2A - © www.giornaledibrescia.it
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Gli investimenti green portano frutti: oltre 22mila famiglie bresciane rimarranno in casa al caldo grazie agli innovativi interventi di recupero calore e di accumulo termico che A2A ha attivato negli ultimi anni - e che si stanno realizzando proprio in questi mesi - sulla rete cittadina del teleriscaldamento.

A confermarlo è l’amministratore delegato della multiutility, Renato Mazzoncini, durante il primo incontro del «Forumascolto per lo sviluppo sostenibile», un tavolo di dialogo con le realtà del territorio bresciano che ha preso il via ieri e che si concluderà nei prossimi mesi. Non è la prima volta che A2A mette in campo una simile iniziativa di ascolto.

Nella prima edizione del 2015 - ad esempio - era nata l’idea di un Banco dell’energia per il sostegno alle fasce sociali più deboli o in particolare difficoltà. «Brescia è per noi un importante modello territoriale - ha confermato il presidente Marco Patuano -: spesso quanto elaborato qui viene poi esportato con successo anche in altre aree nelle quali operiamo». «La presenza di A2A è fondamentale per Brescia - ha rilanciato il sindaco Emilio Del Bono - e per gli obiettivi che la città si vuol dare. Uno di questi è rappresentato ad esempio dalla candidatura a capitale italiana dell’economia green per il 2024. Una sfida impegnativa, non c’è dubbio, ma anche una sfida che può contribuire ad aprire per Brescia una pagina nuova».

Ma torniamo agli interventi di efficientamento di questi mesi, affiancati alla scelta - anticipata rispetto ai programmi originari - di eliminare l’utilizzo del carbone come fonte combustibile già da questa stagione termica. Il principale degli intervenenti riguarda il recupero di calore là dove questo altrimenti andrebbe disperso.

È il caso dell’acciaieria Ori Martin, già allacciata alla rete dal 2016, che garantisce calore equivalente al fabbisogno medio di circa 2.000 famiglie. Altra acciaieria coinvolta è l’Alfa Acciai, il cui calore entrerà in rete nel 2021 e permetterà di riscaldare 3.000 famiglie.

C’è poi il capitolo degli accumuli termici: enormi serbatoi che consentono di immagazzinare acqua calda quando le fonti di calore ne producono, e di rilasciarla quando le case dei bresciani lo richiedono. Alla Centrale Nord sono attive due vasche di accumulo e una terza è realizzata alla Centrale Lamarmora: insieme garantiscono il fabbisogno di 5.000 famiglie.

Ultimo nodo riguarda il termoutilizzatore. Il piano di investimenti prevede da quest’anno al 2022 (i lavori sono iniziati a novembre) di realizzare un raffinato sistema di condensazione all’interno del camino. Attualmente i fumi escono ad una temperatura media di 120 gradi, il calore in uscita può invece venir intercettato e riutilizzato per riscaldare nuova acqua nella rete. Il sistema è particolarmente efficiente: consente di recuperare calore equivalente al fabbisogno medio di 12.500 famiglie. Tutti gli interventi insieme scaldano le case di 22.500 nuclei familiari cittadini.

Fra i progetti in campo anche quello che prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico alla Centrale Lamarmora. Avrà una superficie complessiva di 1.500 metri quadri, un picco di potenza di 250 kW e una produzione annua di 260 MWh. Entrerà in funzione nell’aprile del 2021 e fornirà la corrente necessaria ad alimentare le pompe del teleriscaldamento: l’acqua nella rete si muoverà grazie ad energia solare «fatta in casa». Le emissioni. Ai vantaggi economici si affiancano quelli ambientali.

Gli interventi alla rete del teleriscaldamento illustrati ieri da Renato Mazzoncini (il recupero di calore e i serbatoi di accumulo, interventi entrati in funzione con l’avvio della stagione termica 2020 nell’ottobre scorso) hanno comportato un investimento complessivo per 100 milioni di euro, quindi circa 500 euro per ogni abitante della città. Gli impianti così rinnovati hanno però consentito di ridurre del 50% le emissioni di ossidi di azoto, del 40% le emissioni di polveri e del 90% le emissioni di ossidi di zolfo. Perché gli investimenti green portano frutti.

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