Taglio del 5 x mille, nel Bresciano esclusi 226 enti e fondazioni: l’appello al ministro

La provincia di Brescia è tra le più danneggiate d’Italia per la mancata riforma del Terzo settore. A maggio l'incontro
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5X1000: NO A 226 ENTI BRESCIANI
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aggiornamento del 29 aprile: la cooperativa il Calabrone, diversamente da quanto indicato dal Ministero del Lavoro in un primo momento, è stata inserita negli elenchi degli ammessi. Ne diamo conto in questo articolo.

Prima l'annus horribilis della pandemia, poi l'incubo del caro energia che ha fatto lievitare i costi. Come in gironi danteschi, nel 2023 l'agonia del Terzo settore ha toccato un nuovo cerchio: l'esclusione per migliaia di enti del 5x1000, la misura che permette alle organizzazioni no profit iscritte agli elenchi dell'Agenzia delle Entrate di ottenere una quota dell'Irpef che lo Stato ripartisce su indicazione dei cittadini-contribuenti al momento della dichiarazione dei redditi.

Nel lunghissimo elenco di enti esclusi in tutta Italia dal ministero del Lavoro figurano ben 226 realtà bresciane escluse. Ci sono fondazioni, scuole paritarie, associazioni e disegnano tutta la geografia dell'intera provincia: Adro, Borgosatollo, Paderno Franciacorta, Montisola, Concesio, Leno, Palazzolo sull'Oglio, Breno, Montichiari e Iseo.

Scorrendo l'elenco nostrano, che trovate qui sotto nella tabella interattiva, a catturare l'occhio sono denominazioni altisonanti e molto conosciute nel Bresciano - che da anni rappresentano frammenti importanti di tessuto sociale, economico e culturale della provincia. Tra i respinti spiccano la Fondazione Alma Tovini Domus, la Fondazione Museo Industria e Lavoro, la Fondazione Valle delle Cartiere, l'Associazione Arte e Spiritualità, la Cascina Clarabella, la Fondazione Filosofi lungo l'Oglio, la Società Solferino e San Martino, la Fondazione Pio Istituto Pavoni, l'Opera per l'Educazione Cristiana e la Fondazione Richiedei. Ma ad infarcire la lista degli estromessi sono soprattutto le scuole paritarie, che fino allo scorso anno riuscivano ad ottenere finanziamenti importanti grazie al sostegno di migliaia di contribuenti bresciani che sceglievano di destinare il proprio 5x1000 agli istituti che avevano frequentato in passato o a quelli dei propri figli.

Le scuole paritarie

Tra le più danneggiate dal nuovo elenco degli aventi diritto al 5x1000 ci sono le scuole paritarie dell’infanzia, che sono la stragrande maggioranza dell’elenco bresciano di enti esclusi. A spiegare i motivi della moria è Massimo Pesenti, presidente della Fism Brescia, la Federazione Italiana Scuole Materne: «L’esclusione dipende dal fatto che le scuole non si sono ancora iscritte al Registro Unico del Terzo settore. Se infatti ad oggi sono evidenti i vantaggi dell’adesione al Runts non sono invece altrettanto chiari gli obblighi, soprattutto quelli di natura finanziaria». 

Per questo motivo la Fism si aspettava questo boom di richieste respinte, anche delle scuole paritarie: «In attesa di saperne di più, abbiamo comunque ritenuto di partecipare perché non condividiamo le ragioni alla base dell’esclusione: se realtà scolastiche ottenevano fino all’anno scorso contributi di cui avevano diritto, non capiamo perché da quest’anno le cose dovrebbero essere diverse, soltanto perché è cambiata la norma». La conseguenza è presto detta: «Alcune scuole ottenevano solo poche migliaia di euro, altre investivano molto di più nella misura del 5x1000. Di certo l’anno prossimo i bilanci saranno più in sofferenza, perché in entità diverse quelle risorse riuscivano ad equilibrare i conti». 

Una posizione - quella dell’indecisione legata alla Riforma del Terzo settore - condivisa anche da Giorgio Grazioli, segretario generale della Congrega della Carità Apostolica di Brescia, secondo il quale «siamo tutti ancora sospesi agli step della riforma dopo essere approdata a Bruxelles. Ad oggi non si capisce in quale direzione stiamo andando». Ma oltre al mancato cambio della forma giuridica - consapevole o meno che sia - tra i motivi delle richieste respinte si aggiungono anche mancate modifiche statutarie, microscopiche voci assenti e forme giuridiche da affinare. Una babele di cavilli che per gli enti che volevano ottenere un sostegno dai contribuenti nel 2023 si è trasformata in montagne russe quasi impossibili da oltrepassare. 

La mancata riforma

Ma quali sono i motivi del boom generalizzato di richieste respinte? Alla base c'è un problema di forma giuridica legato alla mancata riforma del Terzo settore, tanto auspicata dal mondo no profit. Il 5x1000, oggi, diventa garantito solo se le Fondazioni cambiano pelle trasformandosi in Ets (enti del Terzo settore, tipologia introdotta da nuove norme). Ma non essendo pienamente compiuta la Riforma del Terzo settore, la stragrande maggioranza delle realtà no profit non ha proceduto alla metamorfosi. Ma gli addetti ai lavori non escludono che l'escalation di no sia anche il frutto di una vera e propria scelta politica attuata dal nuovo governo Meloni.

L'incontro a maggio

Forse anche per il peso bresciano sulla bilancia della perdita totale, i tentativi di dialogo per risolvere l'impasse passeranno proprio da Brescia. A metà maggio, infatti, in città si terrà un tavolo aperto di lavori organizzato da Assifero (l'Associazione Italiana Fondazioni e Enti Filantropici), Fondazione della Comunità Bresciana, Fondazione Asm e Congrega della Carità Apostolica.

Nel mirino dell'incontro vi saranno proprio gli Enti filantropici: aspetti applicativi e prospettive del codice del Terzo settore e gli addetti ai lavori si confronteranno con Alessandro Lombardi, Direttore Generale del Terzo Settore e della responsabilità sociale delle imprese del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Sarà quella l'occasione d'oro per fare il punto su opportunità e soprattutto criticità del Codice del Terzo settore e soprattutto per spingere il governo verso un cambio di rotta culturale e politico nei confronti nel mondo no profit italiano.

Anche perché - sebbene sia ad oggi difficile elaborare una stima di quanto la perdita della misura di sostegno influirà sulle casse dei singoli enti - i bilanci del prossimo anno di associazioni, enti no profit e fondazioni potrebbero essere molto più critici. Difficoltà che si aggiungeranno a quelle legate all’emergenza sanitaria e agli scenari internazionali che negli ultimi anni hanno già messo a dura prova la tenuta di centinaia di enti. E l’auspicio del mondo no profit è che l’incontro a Brescia di maggio faccia da spartiacque.

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