Sull'autocertificazione non serve indicare il nome dei congiunti

In un controllo nel Bresciano gli agenti chiedono le generalità della persona incontrata. La prefettura conferma: «Violazione della privacy»
Situazione di necessità: la casella da barrare per la visita ai congiunti
Situazione di necessità: la casella da barrare per la visita ai congiunti
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La visita appena terminata dai parenti, nella soddisfazione per i ritrovati affetti. Lungo la strada un posto di controllo della Polizia Locale: «Buongiorno, favorisca la patente, per favore, e l’autocertificazione...». Sino a qui nulla al di fuori del controllo di routine. Poi la fatidica domanda: «La motivazione dello spostamento?». Inevitabile la risposta prodotta dall’automobilista: «Visita a congiunti» seguita dalla replica dell’agente: «Va bene, ma mi serve nome, cognome, indirizzo di chi è andato a trovare».

E da qui la reazione sdegnata del viaggiatore: «Non è obbligatorio metterlo per la privacy personale!». E la risposta dell’agente: «Si rifiuta di indicarli? Io come faccio a sapere se è vero e come posso controllare?». L’automobilista cede e scrive i dati del visitato, ma gira la copia dell’atto autocertificato a Prefettura e al nostro giornale per un chiarimento.

E il chiarimento è giunto in serata attraverso il Capo di Gabinetto della Prefettura, il dott. Stefano Simeone: «Come Prefettura non facciamo interpretazioni autentiche, ma applichiamo le disposizioni e le misure fornite anche attraverso le Faq del Ministero dell’Interno che specificano che basta barrare la voce «situazione di necessità», nel quale rientra anche fare la spesa o provvedere a commissioni quotidiane. Quindi, a differenza di quanto era stato anticipato, nella nuova autodichiarazione manca la voce ad hoc «visita al congiunto», sulla quale i social avevano ironizzato immaginando dei moduli dove indicare la data del fidanzamento e del futuro matrimonio. Invece non si dovranno indicare le generalità della persona o delle persone che si andranno a trovare in casa, altrimenti ci sarebbe una ingiustificata violazione della privacy».

Secondo la Prefettura quindi va da sé che provare la qualità di congiunto o affetto stabile può rivelarsi difficile, se non impossibile in alcuni casi, «quindi ci si attiene alle regole del buon senso, sperando che i cittadini non abusino di questa libertà che viene loro concessa» continua Simeone. Intanto non si esclude che a partire dal 18 maggio possano essere ammesse le visite agli amici oppure ai congiunti fuori regione, ma il tutto dipenderà dall’andamento della curva epidemiologica in queste prime settimane cruciali. Per il momento e sino al 17 maggio restano le prescrizioni dettate e l’ambito cui può riferirsi la dizione “congiunti” può indirettamente ricavarsi, sistematicamente, dalle norme sulla parentela e affinità, nonché dalla giurisprudenza in tema di responsabilità civile.

Alla luce di questi riferimenti, deve ritenersi che i congiunti cui fa riferimento il Dpcm ricomprendano: i coniugi, i partner conviventi, i partner delle unioni civili, le persone che sono legate da uno stabile legame affettivo, nonché i parenti fino al sesto grado (come, per esempio, i figli dei cugini tra loro) e gli affini fino al quarto grado (come, per esempio, i cugini del coniuge).

 

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