«Sono fuggito dalla guerra a piedi da solo, qui mi sento al sicuro»

Ha solo 16 anni ed è arrivato circa una settimana fa a Lampedusa dopo un lunghissimo viaggio in solitudine dal Gambia. Esce dall’area dell’hub di Flero, dove sono accolti i richiedenti asilo giunti nelle ultime settimane sulle coste italiane, per una boccata d’aria fresca e non rinuncia a scambiare quattro chiacchiere in inglese con uno sconosciuto. Nonostante l’età e l’incertezza per tutto ciò che lo circonda, appare tranquillo e sereno. D’altronde alle spalle ha ormai migliaia di chilometri, macinati in ogni condizione alla ricerca di un futuro.
«Prima ho viaggiato a piedi e con l’autostop attraverso passaggi per tutta l’Africa del nord, poi sono arrivato in Italia con una grande barca dopo molti giorni». Parla di drammi ma i suoi occhi brillano, anche quando gli si chiede se oggi ha paura. «Perché dovrei? Qui sono tutti buoni con noi. Non ho problemi, non ho paura». Il suo sguardo si fa però più cupo quando parla del suo Paese: «Sono fuggito dalla guerra, dalle violenze, dagli omicidi. Sono partito da solo, la mia famiglia è rimasta in Gambia».
Il richiedente asilo minorenne passeggia in via Lana insieme ad un altro giovanissimo. Conosciuto proprio nel corso del viaggio della disperazione, ha solo 18 anni e viene da un Paese a qualche centinaio di chilometri più a sud: la Guinea. Basta incontrare due ragazzi per disegnare la geografia dell’esodo degli ultimi mesi. Parla solo francese ma capisce poco, per comunicare si fa aiutare dal compagno. Riesce solo a dire: «I miei genitori mi hanno fatto partire per salvarmi». Salutano con la mano, sorridono, hanno voglia di incontrare qualcuno e di parlare. E se li si ringrazia, loro rispondono: «Grazie a te di aver parlato con noi».
Anche a decine e decine di metri di distanza si avverte tutto il loro bisogno di umanità.
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