Soccorso da due passanti in corso Martiri: quando intervenire salva una vita

Paolo, ex-volontario della Croce Bianca di Roncadelle, ha praticato un massaggio cardiaco al 65enne a terra
Un massaggio cardiaco può salvare la vita -  Foto d'Archivio
Un massaggio cardiaco può salvare la vita - Foto d'Archivio
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Quando qualcuno sta male e ha bisogno d’aiuto, non intervenire è davvero la scelta migliore? Non sempre, o almeno così dimostrerebbe la vicenda di Paolo Rovetta e Mariangela Brisotto, i due bresciani che domenica hanno soccorso, salvandogli la vita, un uomo di 65 anni in corso Martiri della Libertà nel centro storico a Brescia.

L’uomo, che si stava dirigendo verso il punto d’incontro concordato e si trovaca, per pura coincidenza, con un’amica della coppia, si è accasciato per un malore dall’altra parte della strada rispetto a dove si trovavano Paolo e Mariangela. I due, attirati dalla folla, si sono quindi avvicinati al 65enne a terra, hanno chiamato il 112 e Paolo, ex-volontario della Croce Bianca di Roncadelle, gli ha praticato un massaggio cardiaco - ben 120 ripetizioni nell’arco, stimato, di 6 minuti - facendolo respirare di nuovo.

È fondamentale ricordare che, nonostante la manovra abbia funzionato perfettamente, è stata praticata da una persona - Paolo Rovetta - che non ha mai ricevuto una formazione medica. «Paolo infatti è stato sì volontario della Croce Bianca per 10 anni - spiega la compagna Mariangela - ma guidava le ambulanze. Ha dovuto comunque seguire tutte le indicazioni fornite al telefono dall’operatore del 112. Fortunatamente è stato bravo ed è andato tutto bene».

Mariangela ricorda anche che i presenti insistevano per «non toccare» l’uomo steso a terra. «Il messaggio che vorremmo portare è quello di non stare a guardare di fronte a situazioni di questo genere, perché nel nostro caso, per esempio, senza il nostro intervento quell’uomo forse non sarebbe più qui tra noi. La cosa migliore da fare è contattare tempestivamente gli operatori sanitari e rendersi disponibili ad aiutare in ogni modo possibile - sì, anche toccando il malato. Sicuramente manca educazione sul tema, ma nel nostro piccolo speriamo di avere cambiato un po’ le cose».

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