Siccità, si chiede lo stato d’emergenza con un piano che punti ai grandi laghi

L’appello di Coldiretti a Draghi: «La Protezione civile coordini l’intervento di tutti i soggetti coinvolti»
SICCITA', MILLE ETTARI SENZ'ACQUA
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Incontri, convocazioni d’urgenza di tavoli interregionali e coinvolgimento anche delle prefetture. Senza perdere un minuto di più. Perché il tempo stringe e senza la pioggia la terra muore. Oggi sono previste una serie di riunioni dalle quali, soprattutto gli agricoltori, attendono risposte concrete per capire se riusciranno ad arrivare almeno a metà luglio con i raccolti, pur senza pioggia, o se, al contrario, possono dire addio alle colture.

L’analisi

Il rischio è tutt’altro che infondato, alla luce della seduta dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi delle risorse idriche, che si terrà oggi, convocata d’urgenza venerdì scorso dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

A causa della siccità di questi mesi, i livelli del fiume padano sono ai minimi storici e il rischio che il cuneo salino, che ha già percorso nell’entroterra oltre 15 chilometri, continui la sua risalita inarrestabile, potrebbe portare a soluzioni drastiche, come la decisione di sospendere gli utilizzi irrigui dell’acqua nei tratti lombardi e veneti. Una sciagura per gli agricoltori che rimarrebbero così totalmente a secco. In prefettura a Brescia stamattina si terrà un vertice cui sono stati chiamati i consorzi di bonifica e le associazioni di categoria.

Al prefetto sarà prospettata la drammatica situazione che sta vivendo l’agricoltura bresciana e saranno sottoposte le possibili soluzioni. «Serve un patto di territorio – afferma Giovanni Garbelli, presidente di Confagricoltura Brescia – in cui Provincia, comuni e Regione si uniscano per assumere decisioni che il nostro tempo impone. Per noi è un’agonia – aggiunge – Guardiamo le previsioni meteo tre volte al giorno per vedere se c’è uno spiraglio di pioggia e speriamo che prima o poi arrivi».

Dopo il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, ieri è stato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, a chiedere al premier Mario Draghi lo stato d’emergenza.

L’appello

«A fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso – si legge nella lettera inviata da Prandini al Presidente del Consiglio – chiediamo che venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati, tenuto conto del grave pregiudizio degli interessi nazionali». Prandini chiede «l'intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico». Per superare l’emergenza, gli agricoltori chiedono deroghe all’utilizzo dei bacini idrici. «Abbiamo due grossi laghi, Iseo e Idro che sono le due nostre grandi risorse – insiste Garbelli – Sono allo stremo ma possono consentirci, con alcune deroghe, di arrivare almeno a metà di luglio». Se questo vale per l’emergenza, nel medio periodo Prandini propone un grande piano nazionale per gli invasi. «Raccogliamo - denuncia il Presidente della Coldiretti - solo l'11% dell'acqua piovana e potremmo arrivare al 50% evitando così situazioni di crisi come quella che stiamo soffrendo anche quest'anno».

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