Ambiente

Siccità: non piove da 2 mesi, riserve in quota più che dimezzate

Preoccupa la scarsità degli accumuli nevosi. L'allarme di Confagricoltura che chiede un «tavolo urgente»: l'acqua scarseggia
Poca neve sulle cime della Valcamonica - Foto © www.giornaledibrescia.it
Poca neve sulle cime della Valcamonica - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Uno studio del Cnr rivela come sull’intero arco alpino l’anno in corso è il terzo in assoluto per scarsità di accumuli nevosi. Ma non servono grandi ricerche o dati per accorgersene: basta alzare lo sguardo alle montagne bresciane, in questo periodo sempre imbiancate e invece oggi letteralmente spelacchiate. Qualche lingua di neve è rimasta sulle vette più alte, ma si tratta di ben poca cosa e lo strato è piuttosto sottile: secondo Arpa, il manto sulle montagne lombarde è attualmente circa il settanta per cento sotto la media, mentre il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi risulta del 54 per cento inferiore.

Rischi per le coltivazioni

La neve si trasforma in riserva idrica vera quando cade a inizio stagione e diventa ghiaccio; quella tardiva ha un tempo di permanenza inferiore e diventa subito acqua, senza costituire un bacino per l’estate. La stessa cosa vale per le sorgenti in quota, che stanno producendo molta meno acqua del solito, mandando in sofferenza gli acquedotti comunali. La preoccupazione c’è. E riguarda anche il mondo agricolo: non piove da ben due mesi e, come fa notare Confagricoltura Brescia, le canoniche riserve idriche, negli invasi e nel manto nevoso in quota, che dovrebbero accumularsi in inverno per poi essere impiegate durante l’estate, sono ai livelli di guardia.

La siccità, già a inizio febbraio, è uno spettro concreto: l’agricoltura bresciana è in allarme, in vista della ripresa della stagione agraria nel giro di qualche settimana. «Prima di trovarci nel pieno dell’emergenza - anticipa il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli - è urgente un confronto a Brescia, prima provincia agricola in Italia, sulle peculiarità e sulle criticità del nostro territorio: chiediamo un tavolo urgente da convocare al Pirellino a Brescia con la Regione, i consorzi di bonifica e gli enti regolatori dei laghi, per preparare un piano bresciano di azione, qualora le condizioni non dovessero cambiare a breve».

Progetto ex cave

Anche Coldiretti lancia l’allarme: il Po e l’Oglio sono in secca come d’estate. Quest’ultimo ha dimezzato la propria portata (da inizio 2022 sono passati nel fiume 76 milioni di metri cubi in meno dell’anno scorso) e il Sebino è in sofferenza: il livello attuale è 45 centimetri sotto la media.

«La siccità - osserva Coldiretti - è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti». Per risparmiare acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie Coldiretti pone l’attenzione su un progetto proposto insieme ad Anbi e cantierabile nel Pnrr: prevede «la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti», come le ex cave. Progettualità in parte già avviata «con procedure autorizzative non complesse».

La preoccupazione, insomma, è evidente. E riguarda più ambiti. Come fa notare Arpa, l’assenza di precipitazioni unita alla frequente ventilazione secca contribuisce ad aumentare il pericolo di incendi boschivi: la Regione ha disposto l’apertura del periodo ad alto rischio per la stagione invernale-primaverile 2022.

In montagna

Tornando alle nostre montagne, i due punti di misurazione in quota della neve di Arpa Lombardia, il Lago della Vacca, a 2.400 metri sul livello del mare in territorio di Breno, e al Pantano d’Avio, a 2.100 metri di Temù, riportano numeri davvero sconfortanti. Nei pressi del rifugio Tita Secchi, generalmente regno di distese imbiancate immense, nell’ultima settimana ci sono quaranta centimetri di coltre bianca (a metà gennaio erano sessanta), mentre al lago d’Avio se ne contano circa 85, scesi a 83 ieri. All’appello mancano quasi due metri di neve e ghiaccio. Il confronto non è con lo scorso anno, quando gli accumuli nevosi furono da record e decine le nevicate tra fine ottobre e marzo, ma al periodo di riferimento, che va dal 2006 al 2020.

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