Si barrica in casa con il figlio, l'avvocato: «Per stare con il figlio era pronto al carcere»

«Farei anche quattro anni di carcere per passare qualche ora da solo con mio figlio» aveva detto pochi giorni fa al suo avvocato. Gli anni di carcere che Marius potrebbe scontare nel futuro prossimo sono molti di più di quelli che era disposto a barattare. Ma non solo. Il 34enne papà romeno che giovedì pomeriggio, a Rodengo Saiano, ha picchiato e minacciato con una pistola un’assistente sociale, gli ha strappato di mano suo figlio di quattro anni durante uno degli incontri protetti che gli erano stati concessi, poi è scappato e si è barricato in casa a Roncadelle per sedici ore, per poterlo rivedere potrebbe dover attendere che suo figlio diventi maggiorenne; aspettare non quattro, ma quattordici anni.
L’uomo è accusato dal pm Marzia Aliatis di sequestro di persona, porto abusivo di arma illegale, lesioni e minacce. Stava già scontando una pena patteggiata per l’aggressione ai danni della compagna, avvenuta nello studio della sua legale e risalente al novembre scorso. Si trova in condizioni destinate a tradursi in una condanna pesante alla quale, non è da escludere, potrebbe aggiungersi anche la perdita della potestà genitoriale. Se voleva stare con suo figlio, Marius ha quanto meno scelto la strada peggiore.Per il piccolo, che ha vissuto 16 ore non semplici; ma anche per sé. Affiancato dall’avvocato Alberto Scapaticci, il 34enne (del quale omettiamo il cognome solo per impedire sia riconosciuto il figlio, vittima di tutta questa vicenda) alle 10.30 di oggi sarà atteso dall’interrogatorio davanti al giudice delle indagini preliminari. Attorno all’ora di pranzo sapremo se avrà risposto alle domande del gip e fatto chiarezza su quanto di oscuro resta della vicenda, o preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.
L'avvocato
«Il mio cliente - ci ha detto l’avvocato Scapaticci, intervenuto in prima persona nel tentativo, riuscito, di portare il 34enne a più miti consigli e di liberare il bambino - viveva come un sopruso l’impossibilità di frequentare suo figlio da solo, senza la contemporanea presenza degli assistenti sociali. Quello nei confronti del bambino è un sentimento - ha proseguito il difensore - davanti al quale Marius non è riuscito a controllarsi. La gravità dei fatti è evidente e non c’è nessuna intenzione da parte mia di giustificarlo, solo il tentativo di spiegare l’origine questa brutta vicenda».
Il sindacato
Circa i gravissimi fatti di giovedì prende posizione anche il sindacato. La funzione pubblica di Cgil «si stringe alle assistenti sociali, agli educatori professionali e a tutti quei professionisti - si legge in una nota firmata dal segretario generale di Brescia Vincenzo Moriello - che lavorano a contatto con l’utenza più fragile per accompagnarne la crescita o predisporre un supporto per individui, famiglie e gruppi in condizioni di difficoltà, affiancandoli per migliorare la propria condizione e risolvere gli eventuali conflitti».
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