Sesso con minori, la Cassazione: «I ragazzini avevano paura»

Claudio Tonoli aveva avuto, da sieropositivo, rapporti con alcuni ragazzini. «Non sono un mostro»
Claudio Tonoli (a destra) con il suo avvocato Ezio Bosio Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
Claudio Tonoli (a destra) con il suo avvocato Ezio Bosio Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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L’ultimo atto lo ha scritto la Cassazione. «È esclusa, all’interno di una disamina particolarmente approfondita ed attenta, l’ipotesi di un complotto preordinato ai danni dell’imputato». I ragazzini adescati da Claudio Tonoli hanno raccontato la verità perché spaventati e non per ritorsione nei confronti dell’uomo che li aveva avvicinati all’oratorio.

«L’uomo li ha singolarmente approcciati con toni affabili e spacciandosi come un ricco pilota d’aerei così da conquistare il loro interesse» si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna definitiva a tre anni e quattro mesi pronunciata nei confronti del 58enne di Collebeato, arrestato nel gennaio 2016 con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con un minore. Senza aver rivelato il suo stato di salute, ovvero che ormai da anni era sieropositivo. In cura, ma sempre affetto da Hiv.

L'accusa di tentate lesioni era caduta però nel processo di primo grado, dopo che una perizia medica aveva dimostrato che al momento dei fatti la carica infettiva di Tonoli fosse «pari a zero».

L’ex ferroviere in pensione, dopo oltre un anno agli arresti domiciliari nella casa della madre, è tornato libero anche in virtù della sospensione della pena prevista in sentenza. E aveva chiesto che la «non punibilità all'azione» pronunciata in tribunale a Brescia venisse trasformata in una sentenza di assoluzione con formula piena. «Per un riscatto sociale perché sono stato etichettato dalla collettività, sin dall’avvio delle indagini preliminari, come un mostro. Non lo sono, ma la mia immagine è ormai compromessa» sono state le parole di Tonoli, la cui richiesta non è stata accolta. Almeno formalmente. «Al di là della espressione lessicale impiegata l’affermazione di non punibilità equivale nella sostanza ad una pronuncia di assoluzione "perché il fatto non sussiste"» scrive la Cassazione.

Nessun dubbio - hanno espresso i giudici romani - invece sulle responsabilità del 58enne bresciano in merito all’adescamento di minori. Secondo l’accusa avrebbe avvicinato i ragazzini mostrando foto pornografiche, mentre per i suoi difensori non c’è mai stata traccia sui cellulari di Tonoli di immagini hot. «Sono state cancellate» è la tesi della Cassazione che precisa come «la sovrascrittura di nuovi dati su quelli cancellati funge solo da corredo ad una piattaforma già saldamente acquisita e non certo da elemento fondante l’acclarata responsabilità di Tonoli».

 

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