Sequestro ad Airbnb, nel Bresciano a rischio accertamento fiscale 6mila appartamenti

Il colosso è accusato di non aver versato la cedolare secca. Gli host potrebbero finire sotto la lente: «Siamo sereni»
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AIRBNB, 6MILA ALLOGGI NEL MIRINO
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 Quasi 400 a Desenzano, 366 a Brescia, un centinaio a Ponte di Legno e 57 a Iseo. Sono alcuni degli appartamenti nei quali è possibile soggiornare passando da Airbnb. Nel Bresciano sarebbero in tutto seimila: case piccole e grandi, solitamente moderne e ben arredate, che presto potrebbero subire degli accertamenti fiscali sulla scia dell’inchiesta della Procura di Milano e della Guardia di Finanza che ha portato all’emissione di un decreto di sequestro da 779 milioni di euro nei confronti del colosso degli affitti brevi accusato di mancato versamento al Fisco italiano, in qualità di sostituto d’imposta, della cedolare secca del 21% su ricavi per 3,7 miliardi di euro registrati dal 2017 al 2021.

Airbnb, incassato il denaro degli ospiti, avrebbe infatti dovuto versare agli host (ossia i proprietari di casa) gli affitti al netto della commissione per il servizio offerto dalla piattaforma online, ma anche delle tasse pagate allo Stato. Cosa, quest’ultima, che non sarebbe avvenuta. Resta quindi da capire se i locatari si siano comunque messi in regola con il Fisco.

Nel mirino

Per il momento dall’inchiesta è emerso che una parte degli host sarebbe a conoscenza dell’omesso versamento della cedolare secca da parte di Airbnb (riceveva, infatti, il canone depurato solo della commissione) e non avrebbe comunque pagato le tasse. Nei confronti di questi soggetti potrebbe aprirsi quindi un procedimento tributario. Gli altri, invece, possono stare tranquilli. Come sono tranquilli gli host bresciani che abbiamo interpellato: «A fine anno dichiaro sempre i redditi derivanti dall’appartamento che metto in affitto in centro città», è ad esempio il commento di Andrea Razio, dal 2018 host di un monolocale.

Reazioni

L’inchiesta sta comunque facendo parlare anche da noi. «Airbnb deve rispettare la legge: Federalberghi lo dice da anni ed è pure intervenuta al fianco dell’Agenzia delle Entrate in Consiglio di Stato», osserva il presidente provinciale di Federalberghi Alessandro Fantini, soddisfatto della recente sentenza che ha visto, appunto, il Consiglio di Stato recepire le indicazioni della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e ribadire che i portali di prenotazione devono riscuotere e versare allo Stato la cedolare secca sugli affitti brevi.

«Noi non siamo contrari a questa forma di ospitalità alternativa gestita in molti casi da professionisti che rispettano le leggi - spiega -. Però non vogliamo essere sullo stesso mercato con regole diverse. Agli alberghi sono in capo, infatti, molte più incombenze: il sistema, ad oggi, non è equilibrato nei confronti della concorrenza ed, evidentemente, dello Stato. La gestione di questi appartamenti nella maggior parte dei casi non rappresenta una forma di integrazione al reddito familiare, ma un investimento di carattere finanziario. Lo dimostra il fatto che oltre il 70% degli annunci venga pubblicato da host che gestiscono più di un appartamento. Non sono, insomma, attività occasionali, ma attività economiche a tutti gli effetti in cui il titolare è un vero e proprio imprenditore».

Numeri

Nel Bresciano, si diceva, «gli appartamenti offerti su Airbnb sono seimila. A questi - fa sapere Fantini - si aggiungono gli alloggi messi a disposizione su altri canali per un totale stimato di 8mila unità. Purtroppo notiamo che non tutte le strutture vengono presentate con il codice identificativo, come previsto dalla norma». Il tema, come si può immaginare, è molto delicato. Airbnb ha riferito che «è in corso una discussione con l’Agenzia delle entrate dal giugno 2023 per risolvere questa questione. Siamo sorpresi e amareggiati dall’azione annunciata dal Procuratore della Repubblica lunedì. Siamo fiduciosi di aver agito nel pieno rispetto della legge e intendiamo esercitare i nostri diritti in merito alla vicenda».

Nel frattempo sono state annunciate alcune novità che riguarderanno la piattaforma: sulla base di recensioni e affidabilità alcuni alloggi (su oltre 7 milioni) potranno vantarsi del marchio di «Amati dagli ospiti»; Airbnb ha inoltre annunciato di voler ricorrere sempre più all’intelligenza artificiale. 

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