Scatole nere nei polmoni per misurare lo smog che respiriamo

La Regione Lombardia introduce le scatole nere per le vetture più inquinanti, ma bisogna cambiare approccio: meglio metterle nei polmoni
Il dispositivo introdotto dalla Regione Lombardia per consentire ai mezzi più inquinanti di viaggiare in deroga ai divieti
Il dispositivo introdotto dalla Regione Lombardia per consentire ai mezzi più inquinanti di viaggiare in deroga ai divieti
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Tre cose sullo smog: fa venire il cancro e accorcia la vita; nella Pianura Padana raggiunge livelli esagerati, un record in Europa; tra le principali cause c’è il traffico veicolare. Ora, Regione Lombardia ha presentato una scatola nera che consentirà ai mezzi più inquinanti di viaggiare in deroga ai divieti previsti dalla stessa Regione, per un numero circoscritto, ma nemmeno poi tanto, di chilometri in un anno. C’è chi sostiene che sarebbe meglio limitare sul serio il trasporto privato e potenziare quello pubblico e sostenibile, invece di tagliarlo, ma sono idee vecchie.

Suggerisco, piuttosto, un cambio di prospettiva: se gli inquinanti ci fanno male, non è mica colpa loro, anzi. È colpa dei nostri alveoli, dei nostri bronchi, nonché di trachee, laringi, faringi, tonsille e papille. Dunque: perché non ci mettiamo una scatola nera nei polmoni? Una volta raggiunto il limite annuo di sostanze tossiche, il cittadino potrà/dovrà: emigrare in luoghi più salubri; inalare ossigeno dalle bombole; accendersi una sigaretta (solo per i veri duri); dare la colpa a qualcun altro; smettere di respirare, soluzione efficace, ma con almeno un grande inconveniente.

Si dirà che la proposta è demagogica e inapplicabile, ma non è da escludere che, dopo anni di reprimende dall’Europa perché facciamo troppo poco contro lo smog, stavolta non ci arrivi un premio. A patto di non prevedere deroghe, almeno stavolta.

 

 

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