Italia e Estero

Smog e mancanza di depuratori: l’Italia davanti alla Corte Ue

Ripetuto superamento dei limiti di biossido di azoto e mancato adeguamento alle norme
Inquinamento. Brescia non sfugge © www.giornaledibrescia.it
Inquinamento. Brescia non sfugge © www.giornaledibrescia.it
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L’Italia dovrà rispondere davanti alla Corte di giustizia Ue del ripetuto superamento dei limiti di biossido di azoto (NO2) nell’aria e per il mancato adeguamento alle norme Ue dei sistemi di trattamento delle acque reflue in piccoli agglomerati e centri urbani. La decisone sarà ufficializzata oggi.

Per quanto riguarda lo smog, l’Italia era già stata deferita in Corte per lo sforamento dei valori del Pm10 lo scorso maggio come conseguenza di una procedura di infrazione aperta nel 2014. Dopo quattro anni la Commissione aveva deciso di ricorrere in Corte perché in 28 zone di Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto, i valori limite giornalieri di particolato erano stati costantemente superati, arrivando fino a 89 giorni nel 2016. Nella stessa occasione, Francia, Germania e Regno Unito erano state deferite alla Corte per la violazione dei limiti di biossido di azoto. Oggi sarà il turno dell’Italia.

In totale, ci sono 16 casi d’infrazione in corso nei confronti degli Stati membri sullo smog (Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Portogallo, Polonia, Romania, Svezia, Slovacchia e Slovenia). La Corte di giustizia ha già ritenuto Bulgaria e Polonia colpevoli di aver violato la legislazione Ue, rispettivamente nell’aprile ’17 e nel febbraio ’18. Il 30 gennaio 2018 il commissario Ue all’ambiente Karmenu Vella aveva convocato a Bruxelles 9 paesi, tra cui l’Italia, chiedendo misure risolutive contro lo smog.

Ancora più corposo il caso del mancato trattamento delle acque di scarico: i procedimenti aperti dalla Commissione nei confronti dell’Italia sono 4. Per uno di questi la Corte si è già pronunciata 2 volte, nel 2012 e nel 2018, arrivando quindi a condannare il nostro Paese a pagare 25 milioni di euro di multa, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di fogne e depuratori di oltre 70 agglomerati con più di 15mila abitanti. Il deferimento di oggi si riferisce invece alla violazione delle norme della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane in diverse centinaia di agglomerati di dimensioni più piccole in tutto il territorio nazionale.

 

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