Revenge porn, in Procura la lista di chi ha diffuso i video hot

Procede l’inchiesta sulle immagini a luci rosse di una dottoressa bresciana diventate virali
Per revenge porn le condanne arrivano fino a 6 anni - Foto © www.giornaledibrescia.it
Per revenge porn le condanne arrivano fino a 6 anni - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Sul tavolo della Procura sono arrivati nomi, numeri di utenze e indirizzi mail. Un elenco, pare di una decina di contatti, che ora il pubblico ministero Benedetta Callea dovrà analizzare per poi decidere come muoversi nell’ambito dell’inchiesta sui video hot della dottoressa bresciana che da privati, come dovevano rimanere, sono invece diventati pubblici. E virali.

Un caso, che da locale a metà febbraio si era trasformato in nazionale, nato dopo la denuncia della stessa donna, medico di 40 anni, che aveva scoperto che il video a luci rosse che lei stessa aveva registrato per poi mandare ad un’unica persona, era invece finito sul telefono di migliaia di uomini. Anche all’estero. Tanto che la dottoressa aveva ricevuto chiamate anche dal Sudamerica con proposte a sfondo sessuale. La Polizia postale nelle scorse ore ha depositato la relazione finale sulle indagini svolte in questi mesi partendo proprio dalle segnalazioni della vittima di revenge porn, reato introdotto dal pacchetto di leggi del Codice rosso e che prevede la condanna fino a sei anni e con la multa da 5mila a 15mila euro.

La 40enne aveva allegato alla querela una serie di schermate di chat in cui le sue immagini erano state condivise. «E nonostante il lockdown non ci siamo fermati e abbiamo prodotto nuovi elementi» spiega l’avvocato Barbara Del Bono, legale della dottoressa bresciana. «Abbiamo depositato - aggiunge - anche una relazione di oltre duecento pagine con la quale attraverso il lavoro di un ingegnere informatico forense è stata cristalizzata la situazione e ora aspettiamo di capire quali potranno essere gli sviluppi».

Nel frattempo la vittima di revenge porn, che era stata anche licenziata da un centro dove lavorava nel Cremonese proprio a causa di quelle immagini diventate virali e ritenute dal datore di lavoro lesive dell’immagine della azienda medica, è riuscita a ripulire la propria web reputation. Sono infatti stati cancellati i filmini a luci rosse che qualcuno aveva addirittura pubblicato sui siti pornografici.

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