Prove di rilancio per il commercio bresciano: i piccoli negozi tornano a crescere
Il commercio prova a rialzare la testa. Nonostante il boom delle vendite online e il retaggio della pandemia, negli ultimi 12 dodici mesi i piccoli negozi hanno invertito un trend che durava da più di dieci anni: dal 2011 nel Bresciano hanno chiuso 3mila vetrine, quasi una su cinque.
L’ultimo report dell’Osservatorio regionale del commercio vede invece una lieve risalita: un saldo positivo di 195 negozi, spinto soprattutto dal capoluogo, dove le attività commerciali tornano quasi ai livelli di dieci anni fa (3.177).
I numeri
L’Osservatorio regionale raccoglie dal 2003 i dati forniti da tutti i Comuni lombardi al 30 giugno di ogni anno. Dal 2011 nel Bresciano si è assistito a un’emorraggia costante di negozi di vicinato (sotto i 250 mq), in media 300 in meno ogni anno. Da quasi 17mila si è scesi sotto i 14mila. La fotografia al 30 giugno 2022, pubblicata giovedì dalla Regione, vede l’inversione di tendenza: in provincia risultano essere aperti 13.872 esercizi di vicinato a fronte dei 13.677 del 2021.
I risultati peggiori si registrano a Vobarno, che perde 25 negozi, e a Limone, meno 19. Al contrario mostrano una certa vivacità Ponte di Legno (+6), Gussago e Orzinuovi(+7), ma soprattutto Borno (+24).
Il dato più clamoroso è in città che recupera 211 negozi. Possibile? Va detto che il dato del Comune di Brescia è stato «gonfiato» per anni. Nel 2011 la Loggia aveva comunicato 4.709 negozi di vicinato. Ma, secondo gli ultimi accertamenti, il dato corretto è di 3.207.
La flessione del decennio è quindi stata del 7,4% e non del 34%. Era sbagliato il metodo di calcolo: attività miste conteggiate due volte, chiusure di negozi non registrate. Ora la Loggia ha inviato in Regione i dati corretti chiedendo di aggiornare i vecchi report. «Le verifiche dicono che a Brescia vi è stata una tenuta, con un calo inferiore a quello delle altre città lombarde» spiega l’assessore al commercio Valter Muchetti.
Non solo. I numeri al 30 giugno 2022 dicono di una ripresa: 108 negozi di vicinato in più rispetto al 30 giugno 2021 a cui si aggiungono 103 attività «miste» non inserite sino al 2022, ma che non necessariamente hanno aperto negli ultimi 12 mesi. «Sono dati incoraggianti, tenendo conto che rispetto a 10 anni fa il 30% degli acquisti avviene ormai online. Il commercio si è trasformato: più pubblici esercizi, meno negozi. Ma la tenuta e la ripresa sono il segno che c’è ancora la voglia di investire e che le politiche attive messe in campo dall’Amministrazione stanno funzionando».
Ascom
Le associazioni di categoria, però, paiono perplesse. «Leggeremo con attenzione il report regionale, ma i numeri non rispecchiano la realtà - commenta Carlo Massoletti, presidente di Confcommercio Brescia -. Si tratta di dati comunicati dai Comuni spesso senza la giusta attenzione, come dimostra anche l’errore della Loggia che si è trascinato per 10 anni...».
Ecco perché, secondo Massoletti, è «poco credibile» che negli ultimi 12 mesi i piccoli negozi nel Bresciano siano tornati a crescere: «al limite c’è stata una tenuta, ma noi vediamo ancora numeri in calo. Gli esercizi persi durante il Covid non sono stati recuperati. I numeri in più a Brescia? Aprono attività direzionali o sportelli di Enel, Facile.it, Eni... Ma così si impoverisce la rete commerciale. Ci sono vie dove è chiuso più del 25% degli spazi, una su quattro. Servono strategie di rilancio nel medio e lungo periodo, come strumenti per calmierare il caro-affitti. Il Duc può essere un’occasione». Si vedrà.
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