Poca acqua, molti veleni: l'estate nera dei fiumi bresciani

Sversamenti, morie di pesci, pesca di frodo: per Oglio, Chiese e Mella la situazione è sempre più critica
Pesci morti nel Mella © www.giornaledibrescia.it
Pesci morti nel Mella © www.giornaledibrescia.it
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Poca acqua e molto inquinamento. La sintesi di un’estate nera per i corsi d’acqua bresciani, già piuttosto malconci dal punto di vista ambientale e messi ancor più a dura prova da sversamenti continui e dannosi.

 

 

 

 

Partendo proprio dall'Oglio, il cui bacino è stato teatro della più recente moria di pesci, in giugno era giunto l’allarme delle Guardie ecologiche volontarie, che avevano denunciato come il fiume fosse nel mirino di pescatori di frodo, tanto da mettere a rischio la sopravvivenza della fauna ittica: secondo le Gev, vaironi, lucci e tinche sono di fatto spariti. In luglio, poi, un’onda marrone aveva provocato un disastro ambientale partendo da Manerbio e arrivando nell'Oglio, con centinaia di pesci morti.

 

 

Non vanno meglio le cose nel Chiese, al centro di un’inchiesta della Procura in seguito alla denuncia delle Guardie ecologiche. Anche qui, acqua colorata di giallo, odori insopportabili e pesci morti a ripetizione. Gli accertamenti hanno riguardato uno scarico all’altezza della Cartiera di Montichiari, ma il fenomeno è più esteso: nel solo mese di giugno quattro diversi episodi hanno decimato la fauna ittica, ma ci sono stati casi anche in luglio e agosto.

 

 

Nel Mella la situazione non è di certo migliore: oltre all’allarme siccità, in giugno si è registrata un’onda di acqua nera che ha ucciso migliaia di pesci. In questo caso è finita sotto inchiesta la Ottoman di Sarezzo per sversamenti tossici, mentre per le montagne di schiuma bianca viste in giugno le indagini hanno portato a individuare una vasca con reflui zootecnici e un'altra con digestato, tra Manerbio e Offlaga. Si tratta di casi particolari, dato che individuare i responsabili è però complicato: chi inquina molto spesso non paga. 

 

 

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