Passaporto vaccinale, gli esperti: «Via libera pericoloso»

Con il superamento del primo giro di boa del mezzo milione di persone vaccinate in Lombardia, oltre il 10% delle quali a Brescia e provincia, si fa più consistente l’ipotesi di fornire di un passaporto sanitario chi riceve la seconda dose del prezioso farmaco anti-Covid.
La proposta regionale. L’idea del patentino di immunità è stata condivisa dal direttore generale Welfare Marco Trivelli nell’ultima riunione del Comitato tecnico-scientifico della Regione. Trivelli: «Vorremmo sapere dalCts se una persona che ha ricevuto la seconda dose è immune per qualche mese, se è in grado di muoversi liberamente almeno per tre mesi e se può rinunciare alle misure di distanziamento. Insomma, vorremmo sapere se il certificato di avvenuta vaccinazione può diventare un tesserino».
La risposta del virologo Fabrizio Pregliasco, membro del Cts lombardo, contiene in sè i molti dubbi sull’opportunità di istituire un «passaporto per i vaccinati» che stanno dividendo l’opinione pubblica.
Pregliasco: «Istituire un passaporto sanitario è una possibilità da prendere in considerazione che, tuttavia, non deve coincidere con una riduzione dell’attenzione, perché non è ancora possibile abbassare la guardia. Anche se si è concluso il proprio ciclo di vaccinazione va mantenuto il distanziamento e va indossata la mascherina. Il passaporto sanitario può essere utilizzato piuttosto come escamotage per convincere le persone a sottoporsi alla somministrazione, decidendo ad esempio che chi è vaccinato può andare allo stadio. L’importante è rimanere prudenti e, comunque, ritengo che l’eventuale indicazione dovrebbe essere nazionale e non regionale». Il dibattito. La discussione è aperta. E, come accade per i temi forti trova l’opinione pubblica divisa tra chi ritiene il passaporto sanitario un modo per ripartire e tornare a viaggiare e chi pensa invece che potrebbe portare a delle discriminazioni, tenuto conto, del resto, che la vaccinazione anti-Covid non è obbligatoria e che non vi è libero accesso ai vaccini da parte di tutti.
C’è, tuttavia, un altro punto che dovrebbe indurre alla prudenza. «Credo sia assolutamente prematuro pensare ad un passaporto che dia il via libera a chi è stato vaccinato - sostiene Ottavio Di Stefano, presidente dell’Ordine dei medici di Brescia -. Intanto, la percentuale di persone vaccinate è ancora molto bassa a fronte di un virus che circola ancora in modo importante. Poi, non sappiamo ancora se il vaccino impedisca il contagio. Lo sapremo tra sei mesi, quando avremo dati sufficienti per capire la durata degli anticorpi in chi si è vaccinato. Non sappiamo, infatti, quanto duri l’immunità conferita dal vaccino. Sappiamo che in chi è guarito dal Covid-19 gli anticorpi persistono per almeno sei mesi ma sono ancora troppe le incognite per rischiare. Non sappiamo con certezza, ad esempio, se i vaccinati che non sviluppano la malattia ma possono essere positivi, siano in grado di essere contagiosi. Come vedete, parlare di passaporto vaccinale è perlomeno prematuro».
Tra contagio e malattia. Gli studi clinici condotti sui vaccini approvati fino a ora hanno misurato soltanto la loro capacità di ridurre l’insorgenza dei sintomi da Covid-19, ovvero di proteggere i vaccinati dalla malattia. Sulla base di questi studi possiamo concludere che i vaccini a base di mRNA approvati per il commercio riescono a proteggere dalla malattia nel 94-95% dei casi. Il risultato è straordinario, ma deve essere confermato nel mondo reale, ovvero con una platea molto ampia di persone vaccinate, molte delle quali devono essere monitorate per i prossimi mesi. Proteggere dai sintomi della malattia, infatti, non significa impedire che una persona vaccinata si infetti con il Sars-Cov-2, in modo asintomatico e lo trasmetta ad altre persone. Al momento, la scienza non ci dà certezze.
In ordine sparso. A livello dei Paesi europei, i più favorevoli ai passaporti per i vaccinati sono i Paesi del Nord e quelli maggior meta di turisti quali Spagna, Grecia, Italia. In Islanda i passaporti per vaccinati sono già in uso da fine gennaio e risparmiano, a chi li presenta all’arrivo, il test per il Covid. Anche l’Ungheria ha annunciato l’emissione di documenti che certifichino la vaccinazione, la guarigione o la presenza di anticorpi nel sangue. Un progetto simile è stato lanciato in Estonia, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità. Saranno esentati dalla quarantena i viaggiatori che mostreranno all’arrivo nel Paese un certificato di vaccinazione oppure un test sierologico. Dopo aver proposto alla Commissione europea di creare un «passaporto Ue», la Grecia si è mossa autonomamente stringendo un accordo con Israele che permette ai cittadini già vaccinati di viaggiare liberamente nei due Paesi.
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