Oggi l’interrogatorio dei due giovani jihadisti arrestati

È ancora da capire però se decideranno di rispondere alle domande del gip o se si avvarranno della facoltà di non rispondere
I due ragazzi sono stati arrestati in via Milano, a Brescia - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
I due ragazzi sono stati arrestati in via Milano, a Brescia - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
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Dopo la seconda notte in carcere, e dopo aver nominato un avvocato di fiducia, questa mattina compariranno davanti al giudice per l’interrogatorio di convalida. È ancora da capire però se decideranno di rispondere alle domande del gip o se si avvarranno della facoltà di non rispondere i due giovani, di 20 e 22 anni, arrestati lunedì all’alba nelle loro abitazioni di via Milano dalla Digos della Questura con l’accusa di apologia aggravata dalla finalità di terrorismo.

Secondo le indagini, durate un anno, i due ragazzi di origini pakistane, uno dei quali cittadino italiano, avrebbero diffuso in rete messaggi inneggianti la jihad e il martirio, ma anche fondati sulla superiorità e l’odio razziale, contro il mondo occidentale, le donne, la comunità Lgbt arrivando anche ad esaltare Hitler e le SS.

«Hanno palesato una convinta fede religiosa, islamica, di matrice confessionale, con i tratti tipici di un robusto indottrinamento e avanzata radicalizzazione. Hanno dimostrato una ferma adesione ideologica alle posizioni fondamentaliste dell’Islam, nonché il sostegno allo Stato islamico mediante incitamenti all’odio razziale, alla lotta armata, al martirio, all’utilizzo delle armi, spesso connotati da razzismo, misoginia, omofobia» è la tesi accusatoria.

I due, operai di professione e «integrarti nel tessuto sociale bresciano» usavano i social classici: Facebook, Twitter, Instragram e Tik Tok. Ma in rete si collegavano anche ad una pagina Instagram «punto di riferimento per altri giovani internauti nella quale si manifesta interesse per tematiche jihadiste» scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato i due italo-pakistani in carcere. L’account «thabatmedia» «si ispira inequivocabilmente all’agenzia di stampa Thabat, nota in quanto collegata ad Al Qaeda e mezzo di informazione dell’associazione terroristica, di propaganda e diffusione di aggiornamenti sulle attività del gruppo e dei suoi affiliati in tutto il mondo». Secondo chi indaga: «I due utilizzavano il canale per sostenere e diffondere le ragioni politiche della Guerra Santa proprie del Califfato avviando e partecipando alle discussioni di geopolitica in generale mostrando specifico interesse alla delicata situazione geopolitica in Afghanistan, del Pakistan e in Israele».

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