Nuovi poveri, Caritas: «Covid, conseguenze a lungo termine»

Il vicedirettore Danesi: «Ora il bisogno delle famiglie c’è, è evidente, ma non raggiunge i livelli della primavera»
Una persona senzatetto in Stazione - © www.giornaledibrescia.it
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Covid-19, crisi economica, il lavoro che non c’è. A molte famiglie, durante il primo lockdown, è venuta a mancare la terra sotto i piedi. Tante, per la prima volta, hanno bussato alla Caritas per chiedere cibo, denaro, un’occupazione o un computer per i figli costretti a studiare a casa. Ora la situazione è comunque difficile, ma cambiata: «Le conseguenze delle problematiche attuali - osserva Marco Danesi, vicedirettore della Caritas diocesana di Brescia - si vedranno nel lungo termine».

 «Quando è iniziata l’emergenza sanitaria c’è stata una richiesta d’aiuto forte, immediata e in parte nuova spinta anche da emotività, incertezze, paure. Ora il bisogno delle famiglie c’è, è evidente, ma non raggiunge i livelli della primavera, e noi siamo più pronti a fornire delle risposte. Quello che preoccupa - sottolinea - sono le criticità che potrebbero emergere in futuro, a fronte del perdurare o dell’aggravarsi della situazione economica attuale». In questo contesto Caritas sta facendo tantissimo. Lo evidenziamo anche in relazione alla Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco, che si è celebrata domenica scorsa e che nel Bresciano ha generato il susseguirsi di iniziative come la Colletta alimentare.

Attività. Innanzitutto, tornando alla Caritas, c’è la Mensa Menni. L’attività è cambiata: durante il primo lockdown e fino all’inizio di ottobre ha distribuito 200 pasti caldi take away al giorno (6.056 ad agosto contro i 3.584 di un anno prima), ora invece ospita i bisognosi (130 al giorno) nel salone, suddivisi in tre turni, e soltanto previo tesseramento. L’accesso ha registrato un calo che la Caritas attribuisce a due motivi: il fatto di accogliere solo «tesserati» può aver spinto alcune persone a non presentarsi; rispetto al passato, inoltre, i dormitori sono aperti 24 ore al giorno, quindi chi si trova in queste strutture non ha la necessità di recarsi alla Menni per i pranzi. A proposito poi di dormitori, «il rifugio Caritas sta ospitando una quindicina di persone - fa sapere Danesi -. La capienza massima è passata da 24 a 21 bisognosi per garantire il distanziamento. Stiamo aspettando altre persone inviate dall’Help Center».

Come si può immaginare anche il magazzino alimentare Ottavo giorno sta lavorando tantissimo: «La domanda delle Caritas parrocchiali - spiega il vicedirettore -, anche grazie al grande aiuto fornito nei mesi scorsi dal Fondo diocesano di solidarietà, è più forte di altri periodi, ma più contenuta rispetto al primo lockdown».

Quest’anno, dicevamo, più del 90% delle Caritas parrocchiali della nostra provincia ha visto bussare alla propria porta nuove persone in difficoltà, che non aveva mai conosciuto prima. A livello nazionale analizzando il dato dei mesi tra maggio e settembre del 2019 e confrontandolo con lo stesso periodo del 2020 è emerso che l’incidenza dei «nuovi poveri» è passata dal 31% al 45%. È aumentato, in particolare, il peso delle famiglie con minori, delle donne e delle persone in età lavorativa.L’emergenzaL’effetto virus sulla vita quotidiana

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