Nel Bresciano 2.584 denunce di infortuni Covid al lavoro

Un dato che piazza la nostra provincia al secondo posto dei contagi avvenuti nel corso dello svolgimento dell’attività professionale
In Lombardia il 35,3% dei casi di infortunio Covid, 94 i decessi - Foto Epa/Sergei Chirikov
In Lombardia il 35,3% dei casi di infortunio Covid, 94 i decessi - Foto Epa/Sergei Chirikov
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Sia chiaro: il conto parte dal principio del lockdown. Ma il numero, a quattro cifre, è tutt’altro che irrilevante: 2.584. Tante le denunce di infortunio sul lavoro causa coronavirus presentate sul tavolo dell’Inail nel Bresciano dall’inizio del periodo di lockdown fino a domenica 31 maggio compresa. Un dato che piazza la nostra provincia al secondo posto dei contagi avvenuti nel corso dello svolgimento dell’attività professionale, subito dopo Milano (5.079 le segnalazioni registrate nel capoluogo lombardo) e pari al 15,5% delle notifiche dell’intera Lombardia.

L’istantanea è descritta all’interno del quarto rapporto stilato dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), che mette in luce e in relazione le dimensioni dell’epidemia sulla platea di coloro che hanno proseguito l’attività anche durante la fase più aggressiva del virus. Partendo dalla fotografia nazionale, i contagi da coronavirus di origine professionale denunciati all’Inail alla data del 31 maggio sono oltre 47mila (47.022 per l’esattezza), vale a dire 3.623 in più rispetto al monitoraggio precedente, che prendeva in esame il periodo di lockdown fino al 15 maggio. I casi mortali sono 208 (+37), pari a circa il 40% del totale dei decessi sul lavoro denunciati all’Istituto e concentrati nei mesi di marzo (40%) e aprile (56%). Il primato negativo va alla provincia di Bergamo, dove si registrano 25 morti.

Il dossier entra poi nel dettaglio. E sottolinea così che l’82% dei decessi per Covid conseguenti a contagi sul lavoro ha interessato gli uomini, mentre il 17,3% sono donne. L’età media dei deceduti è 59 anni, ma il 9,1% riguarda la fascia d’età compresa tra i 35 e i 49 anni. Gli stranieri rappresentano il 10,1%, gli italiani l’89,9%. Lombardia. Più della metà delle denunce (55,8%) e quasi sei casi mortali su dieci (58,7%) ricadono nel Nord-Ovest. La Lombardia, in particolare, si conferma la regione più colpita, con il 35,5% delle denunce di contagio sul lavoro e il 45,2% dei decessi. Il 30,4% delle 16.700 infezioni notificate nel territorio lombardo riguardano la provincia di Milano, segue appunto Brescia con le sue 2.584 segnalazioni.

Per quanto riguarda l’incidenza dei decessi nelle altre zone d’Italia si attesta al 12% nel Nord-Est (con l’Emilia Romagna al 6,7%), al 13% nel Centro (con le Marche al 4,8%), al 14,4% al Sud (con la Campania al 7,2%) e all’1,9% nelle Isole (Sicilia all’1,9%). Rispetto al monitoraggio del 15 maggio, i decessi sono 37 in più. Di questi, otto sono avvenuti nel mese di maggio. Il settore della sanità e assistenza sociale risulta essere il più colpito - basti pensare che concentra il 29,5% dei decessi -, seguito da settore del commercio con l’11,6% dei casi.

Tra i tecnici della salute l’82% sono infermieri, mentre tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali il 99% sono gli operatori. Brescia. Il nuovo report, rispetto ai precedenti, si arricchisce di un approfondimento a livello territoriale, dalla quale emerge che sono stati dodici i morti nella nostra provincia. Per quanto riguarda le fasce d’età, la fetta maggiore delle denunce ha riguardato la popolazione lavorativa tra i 50 e i 64 anni (1.202 le pratiche avviate), ma è ampia anche la fascia di impiegati tra i 35 e i 49 anni, dai quali sono arrivate sul tavolo dell’Inps ben 965 denunce. Seguono le 380 segnalazioni depositate dai lavoratori dai 18 ai 34 anni, mentre sono solo 37 quelle inoltrate dai dipendenti sopra i 64 anni.

 

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