Natale a letto per 22mila bresciani: l’influenza colpisce come nel pre-Covid
Lo zio che rinuncia al Cenone perché è raffreddato, il nipotino con la febbre che manda all’aria la vacanza, la nonna che fa preoccupare tutti perché lamenta dolori in ogni parte del corpo: il picco è atteso tra fine mese e inizio gennaio, ma già a Natale l’influenza ha scombussolato i piani di moltissime famiglie.
Lo sa bene Cristiano Perani, direttore del Pronto soccorso dell’ospedale Civile di Brescia: «Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla diminuzione dei ricoveri per Covid (passati dagli oltre 100 di fine novembre ai circa 60 di questi giorni) e all’aumento di quelli per pazienti con problemi respiratori-infettivi. Aumento che ci ha portati a riorganizzare alcuni reparti convertendo a tale scopo dei posti letto "chirurgici"».
In Italia l’ultimo rapporto RespiVirNet elaborato dal Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità e aggiornato a metà dicembre mette in luce l’incremento delle persone che manifestano sintomi simil-influenzali: le stime parlano di 15 casi ogni mille assistiti che diventano 17,5 in Lombardia. E 22mila, in totale, nel Bresciano.
Come ci si sente
L’influenza, andata in pausa durante la pandemia, «ci ha riportati ai tempi pre-Covid: la situazione che stiamo vivendo è analoga a quella del 2019 con la differenza che abbiamo a che fare anche con alcuni casi di Covid i cui sintomi clinicamente non sono distinguibili da quelli dell’influenza. Ossia: dolori diffusi, spossatezza, capogiro, raffreddore, tosse, problemi respiratori o gastrointestinali...». Un’influenza classica, insomma, «non più grave degli altri anni».
A chi presenta i sintomi Perani raccomanda di bere molto, ricorrere al paracetamolo e contattare il medico di famiglia (o la guardia medica): andare in pronto soccorso è l’ultima cosa da fare. Le persone ricoverate sono «perlopiù fragili e non vaccinate».
Vaccini sì o no
Nel Bresciano, fino al 18 dicembre, sono state eseguite 211mila vaccinazioni contro l’influenza delle quali un terzo somministrate nelle farmacie che erogano questo servizio. Gli interessati, per avere una buona copertura, avrebbero dovuto sottoporsi al vaccino settimane fa.
Alcuni, però, «lo stanno facendo in questi giorni - spiega Clara Mottinelli, presidente di Federfarma Brescia -: penso ai turisti della nostra montagna che vivono in territori con carenza di medici di base o a chi ha sempre lavorato e ha pensato solo ora all’influenza. Influenza che durante le feste si è particolarmente diffusa: tante persone si recano nelle farmacie bresciane lamentando malanni di stagione, in primis febbre, raffreddore e tosse».
Nel mirino
Come al solito l’influenza colpisce soprattutto i bambini: stando sempre al rapporto RespiVirNet, in Italia nella settimana di Santa Lucia l’incidenza delle sindromi simil-influenzali sotto i 5 anni è stata di 38 casi ogni mille assistiti. Casi che scendono a 15,97 nella fascia 5-14 anni; a 14,92 nella fascia 15-64 anni e a 8,74 casi tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni.
Fortunatamente le situazioni critiche sono state limitate: lo stesso Istituto superiore di sanità specifica che «circa il 89% dei casi di sindrome simil-influenzale ha riferito di non essere stato visitato da un medico del Servizio sanitario nazionale». Calando i dati alla nostra realtà si stima che in questa stagione 180mila bresciani abbiano avuto i sintomi.
In Pneumologia
Al Civile, in Pneumologia, «abbiamo 4 casi di influenza e zero di Covid su 29 pazienti ricoverati - spiega il direttore Michela Bezzi -. La situazione non è preoccupante: non ci sono dati su casi gravi, solo una persona su 10 va dal medico ed eventuali complicazioni sono legate a sovrapposizioni batteriche». Anche per lei «è un’influenza come quelle del passato, che colpisce più che altro le vie aeree e dura una settimana». Il monitoraggio è a tappeto: chi entra in ospedale con sintomi simil-influenzali viene sottoposto a tampone: il 22% è positivo a quello dell’influenza.
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