Milioni sotterrati in giardino: a rischio processo la suocera e altre 39 persone

Non si conclude con la sentenza a carico di Giuliano Rossini e di sua moglie la partita processuale cui è approdata l’inchiesta sulla maxifrode ai danni del Fisco ideata dai coniugi di Gussago. Dopo la condanna dell’imprenditore nel settore dei metalli ferrosi, di sua moglie, di suo figlio di sua cognata e di altre cinque persone a pene tra i due e i quattro anni di reclusione, e non trovato in possesso di una quindicina di milioni di euro sotterrati nel giardino di casa, nascosti in soffitta e murati in un intercapedine di un appartamento in loro possesso, la procura della Repubblica di Brescia ha chiuso le indagini aperte a carico di altre quaranta persone che con Rossini, sua moglie Silvia Fornari, suo figlio Emanuele e con la cognata Marta Fornari, secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Claudia Passalacqua hanno dato vita ad un’associazione per delinquere finalizzata all’evasione di poco meno di 100 milioni di euro, emettendo o annotando circa mezzo miliardo di euro di fatture per operazioni inesistenti, ma anche incassando per sé o per altri il prezzo dell’evasione fiscale.
Tra i quaranta indagati ci sono coloro che hanno costituito le società «cartiere» per l’emissione delle fatture false, ma anche gli imprenditori che di quei documenti si sono serviti per giustificare l’acquisto in nero di materiale, oltre che per abbassare l’imponibile fiscale. I titolari della cartiere sono anche indagati per aver incassato attraverso conti bancari in Cina e ad Hong Kong, ma anche in Romania ed Ungheria, il prezzo del loro servizio: in linea di massima il 10% dell’importo della falsa fattura. Tra gli indagati c’è anche la suocera di Giuliano Rossini: la signora è accusata di favoreggiamento reale per aver nascosto nel suo appartamento e nel suo giardino quattro milioni e seicentomila euro in contanti realizzati dal genero e dalla figlia attraverso il business delle fatture false.La sentenza e le misure
In attesa della fissazione dell’udienza preliminare a carico della suocera di Rossini e delle altre 39 persone, la moglie dell’imprenditore gussaghese è tornata in carcere, mentre il figlio e la cognata sono tornati agli arresti domiciliari. La Cassazione ha respinto il loro ricorso per Cassazione, dopo che il Riesame aveva annullato l’ordinanza che assicurava loro una custodia più soft: i domiciliari alla moglie, l’obbligo di firma al figlio e alla cognata. I quattro non ricorreranno in appello. La sentenza e la condanna diventeranno definitive a breve. Non solo. La scelta processuale di Giuliano Rossini sarà premiata con l’ulteriore sconto di un sesto di pena introdotto dalla riforma Cartabia.
L’imprenditore, difeso dall’avvocato Lorenzo Cinquepalmi, dovrà scontare 3 anni e 4 mesi. L’11 settembre porterà a termine il primo anno di custodia cautelare (da scomputare dalla condanna) ed entro metà di ottobre, in virtù dei 90 giorni di liberazione anticipata maturati sin qui, si ritroverà con un residuo pena inferiore a due anni e potrebbe pertanto uscire dal carcere. Con il passaggio in giudicato della sentenza gli saranno confiscati a titolo definitivo anche i 15 milioni che, su sue indicazioni, gli uomini della Guardia di Finanza hanno dissotterrato dal suo giardino. Per lui e la sua famiglia potrebbe essere un problema relativo soprattutto se, come ritengono gli inquirenti, all’appello manca molto altro contante: diverse decine di milioni.
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