Maxi inchiesta antimafia: chi sono i tre bresciani arrestati

L’indagine della Dda svela una rete del malaffare tra stiddari e imprenditori che aveva base a Brescia
Al lavoro sulla maxi inchiesta la Direzione distrettuale antimafia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Al lavoro sulla maxi inchiesta la Direzione distrettuale antimafia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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I tentacoli della mafia non si sono solo allungati fino a Brescia, ma la criminalità organizzata avrebbe addirittura fatto base sul nostro territorio. È quanto ricostruito da un’articolata inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, condotta da Guardia di Finanza e Polizia di Stato, che ha portato all'arresto di 69 persone nell’ambito di un’indagine che ha coinvolto tre Regioni (Lombardia, Piemonte e Liguria).

A Brescia città secondo le indagini il riferimento era Rosario Marchese che dalla Sicilia era stato costretto a scappare dopo aver «parlato» per evitare il carcere. Originario di Caltagirone, in provincia di Catania, e residente a Lonato del Garda, dove era sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno, Marchese già un anno fa era finito nei guai quando la Dia di Caltanissetta arrivò al Nord per sequestrargli immobili per 15 milioni tra cui gli uffici delle sue società nello Skyline 18, il grattacielo più lussuoso della città.

Con lui altri due residenti in provincia sono accusati di associazione mafiosa. Bresciano di Berlingo è Gianfranco Casassa, procacciatore al Nord di aziende in crisi da risanare illecitamente e ora in cella. A Lonato del Garda è stato prelevato per la stessa ragione e portato in carcere anche Alessandro Scilio, altro uomo di riferimento di Marchese.

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