Mani al collo della moglie: il 40enne di Travagliato deve rispondere di tentato omicidio

L'ha affermato la Corte di Cassazione, che ha confermato la condanna a dieci anni per l'uomo
La sede della Corte di Cassazione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
La sede della Corte di Cassazione - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un marito che prende per il collo la moglie, dopo averla spinta verso il muro, deve rispondere di tentato omicidio e non soltanto di maltrattamenti o lesioni, anche se non ci sono ferite. Lo afferma la Corte di Cassazione che ha confermato la condanna a dieci anni per il 40enne di Travagliato che, pur avendo ammesso di avere usato violenza sulla donna, aveva impugnato la sentenza di secondo grado tentando di dimostrare di non avere mai provato a ucciderla.

Per i giudici però a contare sono i «potenziali effetti dell'azione». È quanto scrive questa mattina il Messaggero. La Corte ha respinto la difesa dell'uomo: «La scarsa entità (o anche l'inesistenza) delle lesioni provocate alla persona offesa - scrivono i giudici - non sono circostanze idonee a escludere di per sé l'intenzione omicida, in quanto possono essere rapportabili anche a fattori indipendenti dalla volontà dell'agente, come un imprevisto movimento della vittima, un errato calcolo della distanza o una mira non precisa, ovvero, come nella specie, all'intervento di un terzo».

Fu infatti il figlio minore della coppia a intervenire interrompendo l'aggressione. La donna aveva chiesto l'intervento dei carabinieri, accusando il marito di avere tentato di strangolarla. Durante le indagini, le dichiarazioni della vittima erano state confermate dal figlio. L'uomo l'aveva spinta contro il muro e, esercitando una pressione crescente, l'aveva sollevata da terra, provocandone l'offuscamento della vista e una momentanea perdita di conoscenza.

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